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Non ci sono scusanti per la morte di Diana

Cara Manuela, sono certo che la signora Pifferi, la quale è attualmente in sciopero della fame, non deperirà, dato che è in carne e in salute, né morirà di stenti, cose che invece lo ricordiamo sono accadute a Diana a causa di Pifferi stessa

Non ci sono scusanti per la morte di Diana
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Gentile Direttore Feltri,

ho già letto i suoi interventi e le sue opinioni riguardo Alessia Pifferi, condannata per l'omicidio della figlia di soli 18 mesi, Diana. La signora, che il suo avvocato definisce incapace di intendere e di volere

a causa di un grave deficit cognitivo, ha intrapreso lo sciopero della fame. Cosa pensa di questa iniziativa? E cosa mira ad ottenere questa donna?

Manuela Lerro

Cara Manuela,

sono certo che la signora Pifferi, la quale è attualmente in sciopero della fame, non deperirà, dato che è in carne e in salute, né morirà di stenti, cose che invece lo ricordiamo sono accadute a Diana a causa di Pifferi stessa, che, pure ben cosciente della circostanza, come ella stessa ha dichiarato ai magistrati subito dopo i fatti, che la bimba avrebbe corso il rischio altissimo di crepare per effetto della condizione di abbandono prolungato, se ne è infischiata e si è goduta il soggiorno estivo a casa del compagno, riferendo a questi che la piccolina era in quei giorni al mare con i familiari di lei. Intanto Diana divorava brandelli di cuscino e del suo stesso pannolino sporco perché terribilmente affamata.

Diana non aveva scelto il digiuno. Sua madre glielo aveva imposto. Quindi che questa medesima signora oggi deliberi per se stessa l'astinenza dal cibo, potendo in qualsiasi momento interromperla sua sponte, sinceramente non mi fa specie. Anzi, questo mette in risalto ai miei occhi la crudeltà della condotta posta in essere da Pifferi. Mi pare una presa in giro la volontà o il tentativo di Alessia di scuotere l'opinione pubblica digiunando.

Un atto indelicato. Un atteggiamento privo di tatto. Beh, sua figlia è morta per il digiuno, ossia di inedia.

Tu mi chiedi cosa desideri ottenere Pifferi rinunciando ai pasti, ammesso che vi rinunci davvero. Probabilmente, nella sua visione distorta delle cose, ella si illude di salvarsi dalla galera facendo i capricci, di porre rimedio ai suoi delitti, di farsi perdonare, o di suscitare pena facendosi per questo assolvere dalla gente e dai giudici. Ma alla legge non si può sfuggire. Non è non mangiando e cercando di intenerire chi giudica che si scappa dalle sentenze, dalle condanne, dal diritto.

So che è orribile dirlo ma che Alessia Pifferi vada in branda a stomaco vuoto non frega un cavolo a nessuno. Come a lei non fregava che la figlia fosse nella culla, diventata la sua tomba, a stomaco brontolante per giorni e giorni.

Ricorrere a queste attenuanti: la stupidità, il deficit cognitivo, la presunta violenza sessuale subita da piccola, l'indifferenza di madre e sorella, è una maniera di fare del vittimismo, tratto e tendenza molto spiccati in Pifferi, la quale ha provato a dare la colpa del trapasso di Diana a chiunque meno che a se stessa. Piuttosto che scegliere questa strada,

fossi stato il legale di Pifferi, le avrei suggerito di dirsi colpevole e pentita, manifestando l'intenzione non di darsela a gambe levate ancora una volta dalle proprie responsabilità bensì di affrontarle una volta per tutte.

Vedi, cara Manuela, nel percorso di ognuno di noi non mancano dolore, delusioni, a volte persino maltrattamenti, ferite profonde, tradimenti, cadute, traumi e chi più ne ha più ne metta. Ma questi non possono e non devono rappresentare una giustificazione in riferimento alle nostre azioni.

La sofferenza non induce all'omicidio. Il non avere avuto genitori accudenti nemmeno.

Per uccidere occorre che ci sia un animo propenso a farlo e una intenzione precisa. Se così non fosse saremmo quasi tutti o tutti assassini. Trincerarsi dietro un passato difficile per alleggerire i reati commessi è la dimostrazione che tutto il dolore non è servito a niente. È andato sprecato.

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