"Non temo le unghie o l'impronta, il Fruttolo sì". La rivelazione dell'avvocato di Sempio

Dopo aver rivelato "l'incubo" del Dna sul Fruttolo di casa Poggi, l'avvocato Lovati attacca: "Non mi posso fidare. Possono fare tutto quello che vogliono"

"Non temo le unghie o l'impronta, il Fruttolo sì". La rivelazione dell'avvocato di Sempio
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L'inizio dell'incidente probatorio per il caso dell'omicidio di Chiara Poggi è fissato per domani, martedì 17 giugno. I consulenti, gli avvocati e i periti stanno preparando la miglior azione per i propri assistiti perché questo passaggio potrebbe determinare una svolta nella nuova indagine della procura di Pavia. Ci sarà un confronto serrato sulle analisi, se non addirittura una vera e propria battaglia a livello scientifico tra i periti del pm, quelli del gip e quelli delle parti. E lecito ipotizzare che i lavori prenderanno il via con l'esame dei verbali di custodia dei reperti, che forniscono informazioni su chi li ha conservati, come sono stati conservati e su chi ha fornito le garanzie di inalterazione. L'avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio che è l'unico indagato del nuovo filone, nei giorni scorsi ha parlato di un "incubo" che avrebbe fatto dove sarebbe stato trovato il Dna del suo assistito sul vasetto di Fruttolo repertato a casa Poggi e mai analizzato, almeno finora.

"Gli incubi ci sono, è la preoccupazione. È l’inconscio che di notte si sviluppa al di là della nostra volontà. L’incubo si ricorda di più perché ci sveglia", ha dichiarato l'avvocato Lovati in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Giorno. Il legale di Sempio difende la sua tesi sul sogno, portata avanti in più occasioni e ribadisce di non sapere nulla di più rispetto a quanto è noto. Sul perché il suo "incubo" sia stato proprio sul Fruttolo e non sul the alla pesca, anche quello trovato sulla scena del delitto e mai analizzato, l'avvocato ha spiegato che "sono tutti oggetti non presi in considerazione nel 2007. Le altre cose che hanno sbandierato non mi preoccupano. Le unghie, l’impronta, non le temo. Il Fruttolo sì". Lovati si dice sicuro dell'innocenza di Sempio e proprio per questo sostiene che avrebbe gli incubi, perché quella di Garlasco è "un’inchiesta piena di trabocchetti".

Per l'avvocato, il capo d'imputazione di Sempio, l'omicidio in concorso, "non lascia spazi difensivi: è ingannevole". Poi, ha aggiunto, "chiamano il mio assistito per rifargli le impronte con l’inchiostro: non mi posso fidare. Possono fare tutto quello che vogliono, impunemente". E, prosegue, "se da una parte c’è slealtà, dall’altra parte c’è malfidenza" anche perché secondo Lovati "partono dalla fine per arrivare all’inizio: questa è la giustizia del Diavolo. Partono dai complici, che non trovano perché non ci sono, per andare a sorreggere un capo d’incolpazione assurdo che non mi permette di difendermi".

L'avvocato non si spiega perché il suo assistito è stato indagato e sottolinea che "essuno ha impugnato l’archiviazione del 2017. Qui mancano i presupposti: le unghie non ci sono più, l’intonaco dell’impronta neanche. E per quell’impronta ci hanno sbattuto in faccia che avevano trovato l’assassino. Cosa mi devo aspettare ancora?".

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