Prima notte in cella per Bozzoli. L'errore "di leggerezza" che lo ha incastrato

Il 39enne è stato catturato dopo 11 giorni di latitanza. Oggi pomeriggio è stato trasferito dal carcere di Mombello a quello di Bollate per ragioni di sicurezza. Ha chiesto di poter vedere il figlio

Prima notte in cella per Bozzoli. L'errore "di leggerezza" che lo ha incastrato
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"Vi prego, fatemi vedere mio figlio". Sarebbe stata questa l'unica richiesta di Giacomo Bozzoli, in carcere da ieri pomeriggio dopo undici giorni di latitanza. Il 39enne, condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario, ucciso e gettato in un forno della fonderia di famiglia, a Marcheno (Val Trompia), la sera dell'8 ottobre 2015, si era nascosto nella sua villa di Soiano, sulla sponda bresciana del Lago di Garda. A seguito dell'arresto, Bozzoli è stato condotto nel casa circondariale di Canton Mombello, dove ha trascorso la sua prima notte da detenuto sotto stretta sorveglianza degli agenti penitenziari. Una scelta dettata dal timore che possa commettere atti autolesionistici. Nel tardo pomeriggio di oggi è stato trasferito nel carcere di Bollate per ragioni di sicurezza.

L'errore "di leggerezza" che ha determinato la cattura

Il 39enne è stato stanato attorno alle 17.45 di giovedì 11 luglio. Era raggomitolato nel cassettone del letto matrimoniale, con tanto di baffi e barba incolta. Con sé aveva anche un borsello contente circa 50mila euro. Gli investigatori lo avrebbero rintracciato all'alba di ieri mattina poi, però, hanno atteso il momento opporturno per fare irruzione nella lussuosa abitazione sul lago, dove si era trincerato. "Ha commesso un errore di leggerezza", rivelano fonti investigative al Corriere della Sera, senza fornire ulteriori dettagli in merito alla cattura. Qualcuno parla di una "conversazione sospetta" che sarebbe stata intercettata dai carabinieri. Il condizionale è d'obbligo, visto che al momento non ci sono conferme ufficiali.

I dubbi sul rientro dopo la latitanza

A quanto trapela, il frigo di Bozzoli era rifornito di cibo e bevande. Da qui il sospetto che il 39enne possa essere rientrato a Soiano, dove ha la residenza, qualche tempo prima della cattura. Non è escluso che sia arrivato in Italia dalla Spagna lo stesso giorno in cui la compagna Antonella Colossi e il figlioletto sono approdati a Milano, lo scorso 5 luglio. Poi le loro strade si sarebbero divise: lei è andata a casa dei genitori a Chiari, nel Bresciano, mentre lui potrebbe aver imboccato la strada di casa. Il punto è: come si è spostato? Nel garage dell'abitazione non c'è traccia della Maserati Levante dell'uomo. Potrebbe aver preso delle auto a noleggio, certo, ma con quali documenti? Difficile, anzi impossibile, credere che abbia usato le sue generalità poiché su di lui, fino a ieri pomeriggio, spiccava un mandato di arresto europeo. Qualcuno lo ha aiutato? Se sì, chi?

Le indagini sui complici

Gli inquirenti non è escludono l'ipotesi di eventuali complici. Motivo per il quale la procura di Brescia ha aperto un fascicolo contro ignoti con l'ipotesi di reato per procurata inosservanza della pena. Qualcuno potrebbe avergli fornito un passaporto contraffatto con cui il 39enne si sarebbe spostato più o meno agevolmente tra Spagna, Francia e Italia. Del resto, Bozzoli sapeva di essere braccato e, come di mostra un fotogramma catturato da una telecamera di un resort, fino al 30 giugno si trovava a Marbella. Il suo ultimo giorno da uomo libero, visto che il 1°luglio la Cassazione ha confermato l'ergastolo. Ciononostante l'ormai "ex fuggitivo" continua a proclamarsi innocente.

Lo ha ribadito anche ieri, mentre veniva arrestato, promettendo di fare adoperarsi per ottenere la revisione del processo. Avrebbe anche detto di voler riferire "cose importanti", scrive il Corriere della Sera, riguardo all'omicidio dello zio. Chissà.

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