Qatargate

Panzeri e Giorgi in cella assieme? La rivelazione del Times

Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, co-imputati nel Qatargate, avrebbero condiviso la stessa cella. E questo potrebbe, secondo il Times, inquinare le indagini. Intanto all'ex assistente parlamentare concesso il braccialetto elettronico

Panzeri e Giorgi in cella assieme? La rivelazione del Times

Nuove rivelazioni scottanti perturbano le acque del Qatargate, lo scandalo sulla presunta corruzione nel Parlamento Europeo: secondo quanto rivelato dal britannico The Times due imputati di peso dell'inchiesta, Francesco Giorgi e Pier Antonio Panzeri, avrebbero dopo il loro arresto condiviso la cella per diverse settimane nel carcere di St. Gilles, nella capitale belga Bruxelles. La rivelazione è arrivata poche ore prima della decisione della procura stessa di dare a Giorgi, esponente del sistema di assistenza parlamentare del centrosinistra europeo, il braccialetto elettronico per proseguire la sua custodia cautelare.

Mentre la procura della capitale e sede delle istituzioni europee non risponde all'addebito della testata britannica, il Times ha citato fonti ad essa interne per giustificare la sua rivelazione. Panzeri, ritenuto l'uomo centrale nella rete corruttiva legata al Qatar e, secondo molti indizi, anche al Marocco per influenzare in senso positivo ai due Stati le politiche europee, è stato il "padrino" politico di Giorgi, già suo assistente parlamentare e compagno di Eva Kaili, ex vicepresidente socialista greca del Parlamento Europeo arrestata a dicembre nella retata che ha portato in cella anche Giorgi e l'ex eurodeputato del Pd Panzeri.

Le fonti sentite dalla prestigiosa testata britannica ricordano che è un'anomalia il fatto che Panzeri e Giorgi, pur imputati nello stesso scandalo, avrebbero potuto essere reclusi assieme. Questo porrebbe infatti il rischio di un inquinamento informativo prima della separazione, che sarebbe avvenuta a inizio 2023, che si potrebbe sostanziare nella creazione di versioni condivise sulla testimonianza.

Il giudice istruttore belga Michel Claise, che segue le indagini, ha intensificato gli interrogatori a Giorgi, assistente parlamentare di Andrea Cozzolino, a sua volta implicato nel Qatargate, in questa legislatura. E altrettanto ha fatto con Panzeri. Nell'ultimo mese l'inchiesta avrebbe portato all'attenzione degli inquirenti la notizia della presenza di Panzeri in Qatar durante i recenti Mondiali di calcio e al relativo scagionamento di Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, moglie e figlia dell'ex eurodeputato, di cui Claise non ha chiesto la consegna in Belgio. Panzeri, si legge negli atti, “è sospettato di essere intervenuto politicamente e dietro compenso, con persone che lavorano al Parlamento europeo, a favore del Qatar e del Marocco”. L'obiettivo dei magistrati è ora capire l'effettiva esistenza di una rete criminale dietro le accuse iniziali, a cui per ora manca la pistola fumante che può trasformare una serie di procedure di corruttela trasversale e favoritismi in un sistema di pressione organizzato da potenze straniere nella palude europea.

La convivenza di Panzeri e Giorgi nella stessa cella, se confermata, non sarebbe la prima anomalia nella gestione dell'inchiesta da parte di Claise. E confliggerebbe notevolmente con le accuse rivolte dall'Eurodeputata di Forza Italia Deobrah Bergamini, dal quotidiano garantista Il Riformista e dai legali di Eva Kaili circa la potenziale "tortura" a cui la politica greca sarebbe stata sottoposta venendo reclusa in isolamento senza la possibilità di vedere la figlia per diverse settimane. A diversi livelli la sfida del Qatargate si fa ancora più complessa.

E di fronte alle rivelazioni del Times, sarà proprio la procura inquirente a dover gestire un potenziale problema nella gestione delle inchieste.

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