Parigi si oppone a Budapest: il "compagno" Gino non verrà estradato. E Salis esulta

Con il rifiuto di Parigi, Salis può contare su un altro precedente per la sua situazione: se anche le venisse revocata l'immunità, difficilmente verrebbe estradata in Ungheria

Parigi si oppone a Budapest: il "compagno" Gino non verrà estradato. E Salis esulta
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Le preghiere di Ilaria Salis sembra siano state esaudite, più per una questione personale che di generosità verso il prossimo. Rexinho “Gino” Abazaj, "compagno" dell'europarlamentare durante la scorribanda ungherese nel 2023, non verrà estradato a Budapest. Il tribunale di Parigi ha rifiutato la richiesta dell'Ungheria, che ne aveva chiesto il rientro per sottoporlo al processo. Abazaj ha invocato "rischi di violazione dei suoi diritti garantiti" da articoli della Corte europea dei diritti umani sul divieto di tortura e sull'equo processo. Il militante è accusato dall'Ungheria di aver "brutalmente attaccato" dei manifestanti di destra a Budapest nel febbraio del 2023.

Secondo la Corte d'appello di Parigi c'è il rischio di violazione dell'articolo 3 e dell'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, pertanto il militante albanese con una lunga storia di antagonismo nel nostro Paese accanto a Salis non verrà sottoposto al processo. È scappato dall'Ungheria nel 2023, si è rifugiato in diversi Paesi e poi ha trovato l'arresto in Francia alla fine del 2024. Ha trascorso alcuni mesi in carcere e il mese scorso è stato posto ai domiciliari, fino alla decisione di ieri. Esulta Salis, secondo la quale "anche i giudici francesi riconoscono che il regime di Orban non garantisce le condizioni per un giusto processo. Una vittoria per Gino, una vittoria per tutti gli antifascisti".

La decisione del tribunale di Parigi, che viene dopo quella di Milano per un altro antagonista, Gabriele Marchesi, decreta l'impunibilità per gli antifascisti che commettono reati in Ungheria. Su Salis pende la richiesta di decadenza dell'immunità per i fatti di Budapest e la Commissione affari giuridici, preposta al compito, sta ancora decidendo il da farsi.

Secondo uno scenario plausibile che potrebbe aprirsi nelle prossime settimane, visti i precedenti, la Commissione potrebbe revocare l'immunità per Salis per il caso specifico, visto che il reato contestato dall'Ungheria è stato commesso prima dell'elezione e lo scudo vale solamente per quanto si fa durante il mandato.

A quel punto, l'Ungheria potrebbe teoricamente chiedere ai Paesi europei di dare seguito al mandato di cattura europeo (Mae), quindi Salis potrebbe essere arrestata in un qualunque Paese membro in funzione della cooperazione giudiziaria internazionale. Ma, così come è stato per Marchesi e Abazaj, difficilmente, se dovesse verificarsi il caso ipotizzato, verrebbe estradata in Ungheria, ci sono già due precedenti in tal senso. Anche per questo Salis ha esultato.

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