
I punti chiave
È una vicenda tragica quella che risale al 2017 e nelle ultime ore ha avuto la sua sentenza: Monica Lorenzetti è stata condannata a due anni dopo l'incidente stradale in A22, l'autostrada del Brennero, dove persero la vita per uno scontro con un camion la sorella Graziella, la figlia di 9 anni Gioia Virginia e la cugina di 7 anni Ginevra Barra, queste ultime due promesse del pattinaggio sul ghiacchio. La stessa sorte (due anni di pena) è toccata anche al camionista.
Le motivazioni del giudice
È quanto stabilito dal giudice Massimo Rigon su una vicenda molto spinosa e delicata: per quanto riguarda il conducente del camion la colpa sarebbe stata quella di una "frenata ingiustificata e imprudente" per la mancata osservata della normali "norme precauzionali" perché il conducente avrebbe schiacciato improvvisamente il freno scendendo di colpo da una velocità di 90 Km/h a 7 Km/h, il tutto in soli cinque secondi ma, secondo la sentenza, non ci sarebbe stata una causa scatenante per questa drastica riduzione.
Per la donna invece, la colpa sarebbe stata quella di non aver evitato l'impatto con il mezzo pesante: l'auto di Lorenzetti, una Ford Focus, andava alla velocità di 90 Km/h ma la distanza dal camion sarebbe stata di 30 metri, una misura ritenuta insufficiente dal giudice per il quale ci sarebbero voluti "almeno 70 metri per rallentare, uno spazio sufficiente ad arrestare la marcia o ridurre la velocità prima dell’impatto".
Dunque, il camionista ha ricevuto una condanna a due anni per omicidio colposo: lo stesso giudice, in un passaggio della sentenza, sottolinea che in autostrada "la velocità tenuta dagli utenti, per la conformazione stessa del tracciato, tendenzialmente senza curve e privo di attraversamenti, non è mai ridotta, con la conseguenza che il rischio di tamponamento è altissimo in caso di rallentamento".
La risposta della difesa
Come ricordato dal Corriere, gli avvocati della Lorenzatti hanno difeso la loro assistita spiegando che la ricostruzione non fosse corretta in quanto le luci degli stop del camion che precedeva l'auto "non funzionavano" ma anche che "la barra paraincastro del
rimorchio sotto la quale si sarebbe infilata l’auto non sarebbe stata fissata come avrebbe dovuto, mancavano alcuni bulloni". In ogni caso, sia i legali della donna che del camionista hanno inoltrato ricorso in appello.