Processo a Ciro Grillo, l'avvocato Bongiorno: "Silvia in aula per la sentenza"

Il giovane e i suoi tre amici genovesi sono accusati di violenza sessuale di gruppo. La procura di Tempio Pausania ha chiesto una condanna a 9 anni di reclusione per tutti e quattro gli imputati. Oggi e domani le ultime udienze prima della sentenza

Processo a Ciro Grillo, l'avvocato Bongiorno: "Silvia in aula per la sentenza"
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È iniziata con oltre due ore di ritardo la penultima udienza del processo per violenza sessuale di gruppo a carico di Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, e dei suoi tre amici genovesi - Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia - nei confronti di Silvia (nome di fantasia), una studentessa italo-norvegese all'epoca dei fatti 19enne, e dell'amica Roberta. Quest'oggi ci sono state le repliche del procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e degli avvocati delle parti civili. Domani toccherà ai legali dei quattro imputati, poi il collegio si riunirà in camera di consiglio e in serata dovrebbe arrivare il verdetto. La procura ha confermato la richiesta di condanna a 9 anni di carcere con le attenuanti generiche per tutti e quattro gli imputati. "Silvia mi ha chiesto di venire qui per ascoltare la lettura della sentenza", ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno, che assiste la ragazza.

Il pm: "La ragazza ha fatto i nomi di tutti fin da subito"

"Fin da subito, dopo la violenza, la ragazza fa il nome di nome di tutti. Sente dire a uno di loro: 'Prendila, adesso tocca a me'. Ed è lei a dire: 'Ricordo che tutti parlavano con tutti, li sentivo tutti attorno a me, vedevo con la coda dell'occhio anche le gambe", ha detto il procuratore Gregorio Capasso in sede di replica. "La difesa - ha continuato il pm - si è dilungata in fase dibattimentale a smontare la ricostruzione oraria degli eventi contestati, ma tutta la condotta violenta era emersa già in fase di denuncia e nella prima contestazione originale, alla quale poi è seguita anche la deposizione della ragazza". Rivolgendosi al collegio del tribunale, presieduto dal giudice Marco Contu, il pm ha poi chiarito: "Vi invito ad individuare la vera chiave di lettura di questo processo: l'inattendibilità del racconto dei ragazzi che man mano hanno adattato la loro versione temporale a seconda delle indagini. Mentre la ragazza ha sempre ripetuto le stesse cose, la sua versione è sempre la stessa, non c'è stato alcun adattamento".

L'avvocato Bongiorno: "Quando c'è una violenza sessuale si muore dentro"

Dopo una breve pausa, la parola è passata ai legali di parte civile. "La ragazza aveva come unico problema dopo quella sera, quello di sopravvivere alla violenza", ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno replicando alle difese dei quattro imputati che, nelle udienze precedenti, avevano sollevato qualche perplessità sul comportamento di Silvia nei giorni successivi al presunto stupro. "I legali - ha proseguito Bongiorno - hanno analizzato, come facendo una lastra, la vita della ragazza, parlando di un numero spropositato di foto scattate dalla studentessa nei mesi successivi all'episodio di Porto Cervo, ma la mia assistita si occupa di moda, la fotografia fa parte delle sue passioni e del suo mondo del lavoro. Una foto in topless sarebbe incompatibile con un trauma subito?". Poi ha precisato: "Quando c'è una violenza sessuale si muore dentro, ma tutte le vittime cercano di nascondere quanto subito e cercano di vivere la loro vita di prima". E infine, ha concluso Bongiorno: "È chiarissima la concezione delle donne che questi ragazzi hanno più volte espresso e che cozza con la versione data dai loro difensori di ragazzi rispettosi della figura femminile. Le ragazze vengono sempre apostrofate come tr... e cagne, la mia assistita è stata più volte appellata in questo modo nelle chat successive alla notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019".

"Clima sessualmente predatorio"

Anche l'avvocato Fiammetta Di Stefano, legale di Roberta, ha parlato di "clima sessualmente predatorio" nel corso del suo intervento in relazione alla vicenda che coinvolge la sua assistita. Di Stefano ha ricordato come i quattro imputati si fossero scambiati fotografie in cui la ragazza appariva addormentata accanto ai genitali degli imputati, a testimonianza del clima di totale degrado che ha caratterizzato la serata.

L'accusa nei confronti di Grillo jr e gli amici

La presunta violenza sessuale si sarebbe consumata la notte tra il 16 e il 17 luglio nella residenza estiva della famiglia Grillo a Cala di Volpe, in Sardegna. Silvia e l’amica Roberta avevano conosciuto Ciro Grillo e gli amici genovesi in un noto locale dell'isola. Al termine della serata, durante la quale erano stati consumati vari drink, le due studentesse avevano seguito la comitiva di ragazzi nell'appartamento di Grillo jr. Su quanto accaduto nelle ore successive, ci sono versioni divergenti. Silvia ha raccontato di essere stata costretta a bere e abusata più di una volta, mentre l'amica Roberta sarebbe stata al centro di alcuni scatti a sfondo sessuale, senza il suo consenso, mentre dormiva sul divano. I quattro imputati sostengono, invece, che i rapporti intimi con la studentessa italo-norvegese siano stati consensuali e negano ogni addebito.

Le udienze

Il processo si è aperto tre anni fa, con la prima udienza tecnica risalente al marzo del 2022. Agli atti dell'inchiesta, coordinata dalla procura di Tempio Pausania, sono finiti i video relativi al presunto stupro e le chat intercorse tra gli imputati nei giorni successivi. Le udienze si sono svolte a porte chiuse, ad eccezione delle ultime. Decisiva è stata la testimonianza di Silvia, la quale ha fornito una versione molto dettagliata di quanto sarebbe accaduto, e dell'amica Roberta. A luglio di quest'anno, Ciro Grillo ha rilasciato dichiarazioni spontanee, ribadendo con fermezza la propria innocenza. Nel corso del lungo dibattimento non sono mancate polemiche, colpi di scena e imprevisti. "Questo processo resterà nella storia giudiziaria per le 1.675 domande poste alla mia assistita durante il suo esame", aveva detto l'avvocato Giulia Bongiorno, che assiste la studentessa assieme al collega Dario Romano.

"Siamo convinti che nessuno dei ragazzi usò mezzi violenti o coartò la volontà di alcuno", avevano dichiarato gli avvocati del pool difensivo in replica alle richieste di condanna, chiedendo l'assoluzione per i rispettivi assistiti.

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