Furto nella villa di Walter Novellino, rom condannati dopo 12 anni

A ben dodici anni di distanza dai fatti, tre uomini di etnia rom accusati di aver rubato contanti e preziosi dalla villa di Walter Novellino (per un bottino di 300mila euro) sono stati condannati a tre anni di reclusione e ad un maxi-risarcimento a favore dell'allenatore

Walter Novellino, attuale tecnico della Juve Stabia
Walter Novellino, attuale tecnico della Juve Stabia

Accusati di essersi introdotti in una villa di Perugia di proprietà di Walter Novellino, facendo man bassa di contanti e preziosi per un bottino di centinaia di migliaia di euro. Dopo dodici anni è arrivata la sentenza: tre uomini di etnia rom, di età compresa fra i 41 e i 47, anni sono stati condannati nelle scorse ore a tre anni di reclusione e a corrispondere un maxi-risarcimento pari a circa 320mila euro all'allenatore campano che vanta numerose stagioni in Serie A, prima da giocatore e poi da allenatore.

I fatti del 4 agosto 2011

Sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori erano finiti in un primo momento altre due persone, sempre di etnia rom, poi uscite tuttavia dal procedimento nel corso degli anni. Era il 4 agosto del 2011 quando Novellino, che all'epoca allenava il Livorno in Serie B, si trovava allo stadio "Renato Curi" del capoluogo umbro per un torneo estivo. In Umbria, l'attuale mister della Juve Stabia è sempre stato di casa: da calciatore militò nel Perugia dal 1975 al 1978 e dal 1984 al 1986, prima di allenare il club nel 1992/93 e nel 1995.

E anche in virtù dei suoi trascorsi, aveva acquistato un immobile di pregio in una zona collinare della città. Secondo quanto emerso, i tre uomini erano al corrente degli spostamenti di Novellino e dopo averlo seguito, hanno colpito proprio nella certezza che quest'ultimo fosse assente in quanto impegnato presso l'impianto sportivo. I rom sono innanzitutto entrati nell'edificio dopo aver forzato una finestra ed aver disattivato l'antifurto. Hanno a quel punto scassinato la cassaforte e sradicato (trascinandolo via) anche un armadio a muro, mettendo poi le mani su gioielli, orologi e medaglie sportive in oro per un valore complessivo di 300mila euro.

Incastrati dalle tracce di vernice

Ad incastrarli sono però state in primis alcune tracce di vernice: le indagini dei carabinieri hanno preso spunto dai rilievi sul posto, partendo da materiale repertato quali frammenti di vernice verde “da trascinamento” della cassaforte asportata. Indizi rivelatesi fondamentali, al pari delle dichiarazioni dei testimoni che ricordavano parte della targa dell'autovettura sospetta. I successivi accertamenti hanno perciò permesso di risalire al mezzo utilizzato per l'azione, una Citroen Picasso di colore grigio noleggiata in Toscana. L’autovettura, successivamente venduta, è stata rintracciata in un secondo momento e sul paraurti posteriore della stessa sono stati rilevati profondi graffi e scalfitture (insieme a tracce della vernice sopracitata).

A completare il quadro accusatorio, ulteriori approfondimenti svolti in una struttura ricettiva sul Lago Trasimeno nella quale il gruppo ha soggiornato, fornendo tra l’altro false generalità. Una storia sulla quale sembra quindi esser stata posta la parola "fine", per quanto nel frattempo sia trascorso ben più di un decennio.

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