
La terza udienza dell'incidente probatorio per il caso dell'omicidio di Chiara Poggi ha alzato lo scontro tra le parti. Nei giorni precedenti, sia il pool della parte offesa (famiglia Poggi) che quello dell'unico indagato (Andrea Sempio) hanno sostenuto che parte dei reperti in analisi possano essere contaminati. In particolare è stata sostenuta questa ipotesi per quello che viene definito Dna di "ignoto 3", ossia il materiale genetico rinvenuto sulla garza usata per tamponare la bocca della vittima in sede autoptica. Al momento è stata esclusa la contaminazione recente ma gli esami biologici andranno avanti al rientro del perito incaricato del gip.
Ma sia l'avvocato Giada Bocellari che l'avvocato Antonio De Rensis, che costituiscono la difesa di Alberto Stasi, unico condannato per la morte di Chiara Poggi, vogliono vederci chiaro e non accettano che si possa parlare in modo leggero di contaminazione di reperti. "Non può passare il concetto che era tutto contaminato, perché allora deve essere revisionata la sentenza e Stasi deve uscire subito, perché è in carcere sulla base di asserite prove scientifiche", ha dichiarato Bocellari ai cronisti al termine dell'udienza di mercoledì 23. La garza col materiale biologico è al centro dell'incidente probatorio per la sua potenziale importanza nel fornire informazioni: se non fosse contaminata avrebbe trattenuto per tutti questi anni il Dna di una persona che per logica fattuale si trovava nel luogo dell'omicidio il 13 agosto 2007 e che ha interagito con la vittima poco prima che morisse o quando era già morta, perché il materiale genetico estraneo in bocca ha una durata piuttosto effimera. Il profilo Dna che è stato estratto è "completo", o quasi, comunque adeguato per essere attribuito. "Se sarà contaminazione dovrà emergere il nome, come al momento non si può dire che sia di un correo con certezza", ha ribadito l'avvocato Bocellari.
A settembre si procederà anche con le indagini dattiloscopiche che non si concentreranno solamente sulla spazzatura, com'era stato ipotizzato all'inizio, ma sono state estese anche alle fascette para-adesive e ai fogli di acetato, le cui impronte verranno confrontate con quelle di chi frequentava in quegli anni la casa della famiglia Poggi. L'obiettivo è chiarire ogni aspetto e togliere qualsiasi dubbio per restituire un'indagine senza zone d'ombra.
Non entra l'impronta 33 nell'incidente probatorio in quanto il materiale repertato non esiste più e tutte le eventuali verifiche vengono effettuate su una fotografia, il che rende le analisi su questo campione ripetibili.