L'incidente probatorio del caso di Garlasco si è chiuso senza colpi di scena, senza vinti o vincitori, ma cristallizzando due dati tra loro slegati eppure indipendenti: sulla vittima non c'è il Dna di Alberto Stasi, condannato in via definitiva, ma c'è l'aplotipo Y della famiglia lato paterno di Andrea Sempio, indagato per l'omicidio di Chiara Poggi. Non la pistola fumante per la risoluzione del caso ma nemmeno un fattore da scartare, che va letto nel contesto dell'intero quadro della vicenda, che si formerà solamente quando ci sarà la chiusura delle indagini e tutti gli interessati verranno messi a conoscenza delle risultanze. Da marzo ci si è concentrati su Sempio, figura attualmente centrale di questo filone, e su di lui sono uscite numerose intercettazioni che potrebbero anche diventare centrali in un futuro e probabile processo ma nulla è emerso di Stasi, anche in virtù della sua condanna passata in giudicato. Solo in queste settimane si stanno rendendo pubbliche alcune intercettazioni, come quella trasmessa da Quarta Repubblica, che può fornire una fotografia dello stato d'animo del fidanzato della vittima nei giorni immediatamente successivi all'omicidio.
Il 6 settembre 2007 il legale di Stasi ha telefonato il suo assistito informandolo che avevano "trovato tracce ematiche nelle unghie di Chiara, le hanno estrapolate dalle unghie". La risposta del condannato è stata immediata: "Spero non sia di quando schiacciava il foruncolino...". Stando alla successiva chiacchierata tra Stasi e il suo legale, emerge che probabilmente la sera prima la vittima aveva toccato direttamente la schiena del fidanzato per vuotare una formazione infiammata sulla pelle: un'attività molto intima che è normale tra una coppia di fidanzati e che Alberto in quel momento temette che potesse in qualche modo ritorcersi contro di lui. "Si vede se è sangue che è uscito per effetto di una caduta, di un taglio, di una percossa... Si vede che non è un sangue che viene fuori da una battuta. Quel sangue di cui tu parli e per il quale hai paura è misto a pus...", così ha provato a spiegare l'avvocato a Stasi nel tentativo di tranquillizzarlo.
[[nodo 2585793]]
"Non succede niente, c'è semplicemente questa novità con queste unghie che sono state repertate, tracce ematiche che sono riconducibili a persona di sesso maschile. Quindi non c'è preoccupazione alcuna", ha proseguito l'avvocato. A quel punto Stasi ha concluso il discorso con una speranza: "Si spera magari che avendo avuto una colluttazione abbia graffiato chi sia stato".
Queste sono intercettazioni che, con ogni probabilità, sono state già inserite nelle indagini condotte ai tempi su Alberto Stasi, che anche se dovessero emergere nuovi indizi su suo conto non verrebbe più processato per il principio di ne bis in idem, "non due volte per la medesima cosa".