La procura di Pavia sta cercando di ricostruire quanto accaduto il 13 agosto 2007 a Garlasco, nella villetta di via Pascoli dove è stata uccisa Chiara Poggi. Esiste un condannato in via definitiva, che è Alberto Stasi, ma non è escluso che si possa arrivare una nuova verità. L'obiettivo di Fabio Napoleone e della sua procura è quello di eliminare ogni ombra, arrivando a una verità inoppugnabile, sia che confermi la colpevolezza di Stasi, sia che arrivi a un'altra conclusione. Ci sono tanti elementi che, alla luce attuale dei fatti, devono essere approfonditi. Alcuni è impossibile farlo a distanza di 18 anni mentre altri potrebbero ancora aiutare. Tra quelli che non sono più a disposizione, oltre all'impronta 33, ci sono degli abiti. Vennero trovati il 24 agosto 2007 in un canale poco distante dalla villetta dei Poggi ma non vennero mai presi in considerazione perché ritenuti non attinenti al delitto. E l'avvocato Antonio De Rensis, legale difensore di Alberto Stasi, su questo punto ha mostrato scetticismo.
Si disse che fossero di fantomatici pittori, in quanto le macchie di rosso che vennero trovate su alcuni abiti pare fossero di vernice. Furono alcuni lavoratori a trovarli e non esitarono a consegnarli alle forze dell'ordine, si trattava di due canottiere bianche della stessa marca, tre paia di pantaloni di cui uno di taglia piccolissima probabilmente da donna, e di un paio di scarpe. Erano contenuti in una borsa bianca e alcuni di questi erano di brand costosi. "Ho trovato dei vestiti sporchi di rosso, a me sembrava sangue. Erano vestiti griffati. Quindi mi sono un po' incuriosita e ho collegato con il delitto di Chiara. Allora ho chiamato le forze dell'ordine e gli agenti sono venuti a prendere i vestiti. C'erano tre paia di pantaloni, due da uomo e un pinocchietto da donna. Poi due canottiere e un paio di scarpe, tutta roba griffata. Mi ha colpito quel rosso che mi sembrava sangue", disse Cristina, che trovò gli abiti col marito.
"Trovo singolare l’episodio del ritrovamento del sacco di vestiti che avvenne pochi giorni dopo la morte di Chiara. In quel sacco c’erano scarpe e vestiti, che presumibilmente appartenevano a due uomini e forse a una figura non maschile", ha sottolineato l'avvocato De Rensis in questi giorni in tv, mettendo in luce l'anomalia della questione, soprattutto per il luogo in cui vennero ritrovati. Le indagini di oggi non potranno analizzare questi vestiti perché furono distrutti, non essendo stati considerati legati all'indagine per l'omicidio.