Cronaca giudiziaria

Uccise moglie e figlia, il pm chiede l'ergastolo per Alessandro Maja

La Procura di Busto Arsizio ha chiesto la condanna all'ergastolo per Alessandro Maja, l'architetto che il 4 maggio 2022 ha ucciso la moglie, la figlia Giulia di 16 anni, e ha gravemente ferito il figlio maggiore

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La procura di Busto Arsizio ha chiesto la condanna all'ergastolo per Alessandro Maja, l'architetto di 57 anni che la sera del 4 maggio 2022, in una villetta di Samarate (Varese), uccise a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia 16enne Giulia, e ferito gravamente il figlio Nicolò. "Spero che mio padre abbia la pena che merita, ho pensato a mia madre e mia sorella", ha detto il ragazzo in uscita dall'aula. L'imputato, accusato di duplice omicidio e un tentato, nella precedente udienza aveva chiesto perdono "per qualcosa di imperdonabile".

La richiesta di condanna all'ergastolo

La richiesta di condanna all'ergastolo è stata formulata dalla pm Martina Melita durante l'udienza che si è tenuta questa mattina davanti alla Corte d'Assise di Busto Arsizio, dove è in corso il processo a carico dell'ex imprenditore varesino. Una perizia psichichia disposta dalla Corte ha stabilito che Maja è perfettamente in grado di intendere e volere. La difesa ha chiesto, invece, che all'imputato venga riconosciuto un vizio parziale di mente e, dunque, che sia esclusa l'aggravante della crudeltà dal computo della pena. L'ultima parola spetterà ai giudici. Il verdetto è atteso per il prossimo 28 luglio.

La ricostruzione della strage

Secondo la ricostruzione della procura, la sera del 4 maggio 2022, Alessandro Maja, architetto con uno studio avviato sui Navigli di Milano, si è armato di cacciavite e martello: dapprima ha colpito la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, che dormiva nel soggiorno al piano terra dell'abitazione, poi ha aggredito i figli nelle rispettive stanze. Giulia, 16 anni, non ce l'ha fatta. Nicolò, il primogenito della coppia, è l'unico ad essere sopravvissuto alla strage ma ha subito diversi interventi chirurgici e attualmente si trova in sedie a rotelle. All'ultima udienza, il ragazzo si è presentato in aula con una maglietta su cui erano stampati i volti della madre e di sua sorella. "Ho portato con me mamma e Giulia. - aveva detto - Sono loro che mi danno la forza.

Vorrei tanto chiedere a mio padre perché lo ha fatto".

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