Cronaca giudiziaria

"Tamponi a tutti? C... del secolo". Le chat dell'inchiesta sul Covid

Dalle chat contenute nelle carte della procura di Bergamo emergono i dubbi dell'allora numero 2 dell'Oms. Nessuno aveva previsto "lo stoccaggio di tamponi e di reagenti" che cominciarono presto a scarseggiare

Il direttore vicario dell'Oms Ranieri Guerra
Il direttore vicario dell'Oms Ranieri Guerra

Emergono nuovi particolari dalle carte dell'inchiesta della procura di Bergamo relativa a quello che successe immediatamente a inizio pandemia. A tre anni esatti dallo scoppio del Covid nel nord Italia, l'indagine su quelle drammatiche settimane a cavallo tra fine febbraio e inizio marzo del 2020 si arricchisce di nuovi dettagli. Sono state rese note, tra le altre, le chat di quei giorni tra il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e l'allora numero due dell'Oms, Ranieri Guerra. Non solo: in altri messaggi si racconta inoltre lo stato di confusione che aleggiava tra l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l'allora ministro della Salute Roberto Speranza, due degli indagati per epidemia colposa.

"Sta succedendo di tutto"

"Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui... la guerra mondiale". Così scriveva all'interno di una chat il 23 febbraio 2020 Giuseppe Ruocco, allora segretario generale del ministero della salute. Un messaggio che in qualche modo ricostruiva il clima tremendo che si viveva in quei giorni. "Qui si stanno demoralizzando tutti e il ministro ormai è nel pallone". Anche a partire da queste parole di Ruocco la procura di Bergamo, negli atti di chiusura delle indagini, sottolinea come non si possa "non segnalare il ritardo del ministero della Salute nella gestione dell'emergenza. Solo il 4 marzo 2020, infatti, approntava una prima stima dei costi per l'acquisto di attrezzature ospedaliere, allorquando ormai in Lombardia vi erano già 1.820 casi, 73 deceduti e 209 persone in terapia intensiva".

Pochi giorni dopo – il 15 marzo – la situazione andava aggravandosi giorno per giorno quando si era già nel pieno del lockdown nazionale. Ranieri Guerra scriveva a Silvio Brusaferro: "Ma fare tamponi a tutti adesso è la cazzata del secolo". Il presidente dell'Iss rispondeva: "No, è che ognuno va per conto suo". Ma Guerra tentava di rassicurare: "Ho parlato con Galli, poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti... ha convenuto, spero". Altre conversazioni, riguardanti invece il 22 febbraio 2020, erano invece intercorse tra Brusaferro e Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di medicina di Laboratorio di Udine. "Come puoi immaginare siamo in continuazione in comitato di crisi". scrisse il presidente dell'Iss, Curcio gli replicò: "Ho immaginato. Noi siamo preparati. Qui il problema adesso è l'iper-afflusso: in un paio di ore abbiamo già un centinaio di richieste di test. Rischiamo di saturare i sistemi di accoglienza e quelli di diagnosi". Brusaferro allora risponde: "Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa".

Nessun stoccaggio di tamponi

Succede quindi che, nei giorni di fine febbraio 2020, si decida di eseguire tamponi solamente ai casi di sindrome simil-influenzale o di stress respiratorio acuto. Gli investigatori lo sottolineano nella loro indagine: "Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, evidenziava l'inutilità di sottoporre a tampone le persone asintomatiche ed il Ministero faceva propria questa indicazione, benchè il 25 febbraio 2020, i tecnici, tra cui lo stesso Brusaferro, avessero ricevuto una mail da Londra su problema degli asintomatici. Sempre il 25 febbraio il Presidente dell'Iss in un messaggio aveva affermato: la polemica su tutte le sindromi simil influenzali da tamponare sta scoppiando! Dobbiamo proporre rapidamente una soluzione".

Tuttavia, una delle principali problematiche emerse ancora dall'inchiesta è la seguente: "Né il Ministero, né la task force istituita presso il Gabinetto, né il CTS, né, tantomeno le regioni, avevano previsto lo stoccaggio di tamponi e di reagenti, ma si erano limitati ad una semplice ricognizione dell'esistente.

Nulla era stato fatto nemmeno riguardo l'ampliamento del numero di laboratori in grado di diagnosticare il Covid, nelle prime settimane dell'epidemia i tamponi processati nei laboratori regionali dovevano poi essere trasmessi a Roma per la conferma da parte del laboratorio dell'ISS".

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