Cronaca giudiziaria

Fabio Attilio Cairoli morto all’Isola del Giglio. I consulenti dei pm: “É stata colpa dei medici

La consulenza depositata in procura lascia poco spazio a dubbi: i dottori che hanno visitato e poi dimesso il top manager 24 ore prima di essere stroncato da un infarto, non hanno seguito i protocolli

Fabio Attilio Cairoli morto all’Isola del Giglio. I consulenti dei pm: “É stata colpa dei medici”

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Top manager morto all’Isola del Giglio. I consulenti dei pm: “É stata colpa dei medici”

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«Il comportamento dei medici di pronto soccorso si è discostato in maniera netta dalle raccomandazioni delineate nel protocollo interno, sincrone alle linee guida nazionali ed internazionali del settore». Con queste parole, il pool di esperti nominato dalla procura di Grosseto, composto dai medici Marco Di Paolo, Michele Emdin e Lorenzo Ghiadoni, ha tracciato una linea chiara sulla morte di Fabio Attilio Cairoli, il top manager milanese di 58 anni stroncato da un infarto l’estate scorsa all’isola del Giglio.

Cairoli, al vertice della società Igt Global Lottery, si è accasciato su una poltrona del suo yacht dopo un forte dolore al petto. La sua compagna Marilena era stato a cena al ristorante con la compagna e un amico. Poco dopo ha accusato il malore che gli è stato fatale all’1 di notte.
«Il decesso è attribuibile a una fibrillazione ventricolare che ha complicato un ulteriore (rispetto al primo del 7/07) episodio ischemico associato a recidiva di stenocardia in soggetto affetto da grave, estesa malattia coronarica», concludono i medici incaricati dal pm Carmine Nuzzo nella loro consulenza. I medici non avrebbero, secondo la consulenza, aderito al «protocollo interno alla Asl per la gestione del dolore toracico, rispondente ai dettami delle Linee Guida internazionali che avrebbe comportato il prolungamento dell’osservazione del paziente, la ripetizione di un ulteriore saggio di troponina e l’attivazione di una consulenza cardiologica, cui avrebbe potuto seguire il ricovero e la presa in carico della sindrome coronarica».

Ed ecco la conclusione: «Non vi sono dubbi sul fatto che il personale sanitario in servizio presso il pronto soccorso di Orbetello avrebbe dovuto tenere una condotta diversa». Questo avrebbe «verosimilmente evitato il secondo episodio ischemico complicatosi con l’arresto cardiaco a distanza di 24 ore da quello della sera prima».

Il pm dovrà ora valutare il da farsi, anche se appare scontato che, con queste conclusioni, potrebbe decidere di chiudere le indagini per omicidio colposo (atto che in genere è propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio) a carico dei due sanitari indagati.

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