Cronaca giudiziaria

Uccise e fece a pezzi Carol Maltesi. La sentenza choc: "Era innamorato. Lei disinibita"

Carol Maltesi fu uccisa e fatta a pezzi tra il 10 e l'11 gennaio 2022. Il cadavere fu ritrovato tre mesi dopo il delitto in dirupo. Il killer è stato condannato a 30 di reclusione. Per i giudici non ci fu né crudeltà né premeditazione

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"Lei era giovane e disinibita, lui innamorato perdutamente". Lo si legge nelle motivazioni con cui un mese fa i giudici del Tribunale di Busto Arsizio hanno condannato a 30 anni di reclusione anziché all'ergastolo, come chiesto dalla procura, il killer di Carol Maltesi, la 26enne uccisa e fatta a pezzi in un appartamento a Rescaldina nel gennaio del 2022. Secondo i magistrati, Davide Fontana, bancario e aspirante food blogger, massacrò la giovane perché "lei si stava trasferendo lontano da lui, scaricandolo". Dunque il movente del delitto non fu la gelosia ma "la consapevolezza di aver perso la donna amata".

"Non ci fu né premeditazione né crudeltà"

La procura aveva chiesto l'ergastolo con due anni di isolamento diurno per l'assassino di Carol. L'imputato, accusato di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere, uccise la 26enne colpendola a martellate e sgozzandola. Poi fece a pezzi il cadavere e, dopo aver tentato di bruciare i resti con un barbecue acquistato su internet, se ne disfò in un dirupo tra le montagne di Borno. Confessò il macabro delitto tre mesi dopo, quando fu arrestato. Ma i giudici non hanno riconosciuto al killer nessuna delle tre aggravanti contestate dalla pubblica accusa - premeditazione, crudeltà, motivi abietti e futili - concedendogli, invece, le attenuanti generiche.

Il movente: "Lui si sentiva abbandonato"

Nei mesi antecedenti all'omicidio, la 26enne e il bancario avevano avuto una breve relazione sentimentale. Poi Carol, aspirante pornostar e madre di un bimbo piccolo, aveva deciso di troncare il rapporto meditando di trasferirsi a Verona, dove viveva il figlioletto. Per il Tribunale di Busto Arsizio "l'idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l'amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile". A parere della Corte d’assise, Fontana "si è reso conto che la giovane e disinibita Carol si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato, e ciò ha scatenato l’azione omicida. A spingere l’imputato non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte".

"L'omicidio era un modo per venire fuori dalla sofferenza"

Secondo i giudici, quello del 44enne non fu "lo sfogo di un impulso criminale" ma "l'omicidio era un modo per venire fuori da questa condizione di incertezza e sofferenza non più sopportabile, innescata dalla decisione della stimolante donna amata di allontanarsi da lui". Pertanto "la causa scatenante non è da ritenersi turpe o spregevole più di ogni altro motivo che induca a un delitto cruento, poiché non è stata espressione di un moto interiore del tutto ingiustificato o un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale".

Il delitto

L'omicidio si consumò in una casa di Rescaldina, vicino Legnano, tra il 10 e l'11 gennaio 2022. Davide Fontana e Carol Maltesi, nota tra gli appassionati dell'hardcore con lo pseudonimo di "Charlotte Angie", erano vicini di casa. In passato avevano intrattenuto una breve relazione ma poi la ragazza aveva deciso di voltare pagina. Una scelta che l'allora 43enne, bancario e food blogger per passione, non aveva condiviso. Il giorno dell'omicidio, nel contesto della registrazione di un filmino hard, aveva legato la 26enne a un palo della lap dance colpendola con un martello fino alla morte. Il cadavere, fatto a pezzi, era stato infilato in alcuni sacchetti di plastica e poi stipato in freezer per circa due mesi. Tre mesi dopo, l'uomo decise di disfarsi dei resti gettandoli in un dirupo tra le montagne di Borno.

Il cadavere della ragazza, avvistato da un residente della zona, fu riconosciuto grazie ai tatuaggi.

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