Undicenne annegata in piscina a Inzago. Faro dei pm sulla gestione del Cre

Undicenne annegata in piscina a Inzago. Faro dei pm sulla gestione del Cre
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Era arrivata in Italia dal Senegal a ottobre scorso, insieme alla madre, che l’aveva avuta a soli 14 anni. Fatou Sarr, morta d’infarto a 11 anni dopo essere annegata in una piscina a Inzago, non aveva iniziato neanche ad andare a scuola, ma già parlava bene l’italiano. Lo aveva studiato perché sapeva che un giorno avrebbe raggiunto il papà, che già viveva in Italia da alcuni anni e lavorava sodo, per consentire alla famiglia di raggiungerlo. Giovedì in ospedale i medici dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo l’hanno dichiarata morta.

Ha lottato tra la vita e la morte per alcune ore, trasportata con l’elisoccorso già in arresto cardiaco, dopo essere finita sott’acqua in una piscina dell’Aquaneva, il parco acquatico con scivoli e aree gioco. Si trovava lì in gita insieme ai compagni dell’oratorio Cre di Caravaggio. Il vicario parrocchiale, Don Andrea Piana, presente in piscina e, a quanto ricostruito finora, unico maggiorenne tra i tanti educatori minorenni (tutti di età sotto i 15 anni, solo uno ha 17 anni), è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo. L’altro indagato è il bagnino, un ragazzo poco più che ventenne, che da quanto è stato ricostruito non è riuscito a tirarla fuori dall’acqua. Lo ha fatto un educatore, un ragazzo, accortosi che Fatou non risaliva più.

La pm di turno, Alessandra Cerreti, ha disposto l’autopsia che verrà effettuata a Bergamo, con ogni probabilità la prossima settimana alla presenza delle parti. Bisognerà innanzitutto verificare se la bimba sia morta per cause naturali (abbia avuto un malore) oppure a seguito dell'annegamento (non sapeva nuotare). I genitori della bimba sono assistiti dagli avvocati Francesco Vivone e Mirko Mazzali. La procura vuole ora accertare con precisione le responsabilità. Innanzitutto da chiarire quanti (e con quali mansioni) fossero i bagnini nella struttura, che in quel momento ospitava 200 bambini, arrivati con cinque pullman da diversi paesi dell’hinterland. E anche fosse a disposizione il defibrillatore, obbligatorio negli impianti.

Un altro punto è accendere un faro anche sulla prassi che regola la gestione dell’oratorio, in particolare se vi fosse un numero di maggiorenni

adeguato a tenere d’occhio così tanti bambini, per di più in un posto a rischio come la piscina. Oppure se, come appare a una prima ricostruzione, il controllo dei bambini fosse quasi totalmente demandato a dei minorenni.

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