Cronaca giudiziaria

Vendeva video porno della figlia minorenne, madre condannata per sfruttamento della prostituzione

Una donna di 48 anni, accusata di aver indotto la figlia minorenne a girare video porno per venderli online, è stata condannata a Torino per sfruttamento della prostituzione e produzione di materiale pedopornografico

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Era finita sul banco degli imputati con le accuse di sfruttamento della prostituzione minorile e produzione di materiale pedopornografico. Perché era stata in particolare accusata di aver indotto nel 2019 la figlia, allora minorenne, a scambiare foto e video erotici in cambio di denaro su Periscope, Instagram e Whatsapp. E pochi giorni fa è stata condannata dal tribunale di Torino a quattro anni e dieci mesi di reclusione. Protagonista della vicenda in questione, che arriva dal capoluogo del Piemonte, è una donna di 48 anni. Per una storia che sarebbe stata denunciata già nel 2020 dalla onlus "La Caramella Buona" (un'associazione che dal 1997 si occupa di tutela dei minori e delle donne). Stando a quanto riportato dalla stampa locale poi, l'iter giudiziario si preannuncia lungo perché alla sbarra sono finiti anche alcuni presunti acquirenti dei video "hot" girati ed interpretati dalla minore.

E ad orchestrare il tutto, secondo chi indaga, sarebbe stata proprio la madre della vittima, la quale avrebbe indotto quest'ultima a filmarsi o a farsi filmare anche mentre praticava sesso orale al fidanzato. Filmati nei quali talvolta sarebbe comparsa la stessa accusata (insieme alla figlia minore, sorella della giovanissima) e che venivano a quanto pare venduti online ad utenti di tutta Italia. Pagando, questi ultimi ricevevano a quanto sembra il materiale intimo richiesto, con i soldi delle transazioni che venivano accreditati secondo l'accusa su una carta prepagata intestata alla donna. Agli investigatori, la minore rivelò peraltro di aver subìto pressioni dalla madre per far sì che si iscrivesse ad alcuni siti di incontri, salvo poi ridimensionare in parte le accuse e coinvolgere anche il fidanzato dell'epoca.

La madre della ragazza venne peraltro intervistata dagli inviati del programma televisivo Le Iene, circa tre anni fa (quando risultava ancora indagata) e nel corso dell'intervista si sarebbe semplicemente definita "troppo amica" della figlia. Nei processi si sono costituiti parte civile la onlus La Caramella Buona e il padre della ragazza, mentre la vittima ne è rimasta fuori.

Il termine "processi" non è casuale: starebbe parallelamente proseguendo con rito ordinario anche il processo ad un uomo di 32 anni che, secondo chi indaga, avrebbe convinto l'adolescente ad inviargli video e foto osè in cambio di 1500 euro. Soldi che, tra l'altro, non sarebbero mai stati versati alla giovane. La storia appare dunque lontana dalla chiusura: stando alla testata TorinoToday, la quarantottenne ha respinto le accuse e tramite il proprio avvocato avrebbe annunciato l'intenzione di ricorrere in appello, dopo aver letto le motivazioni della sentenza.

E a breve potrebbero quindi esserci ulteriori sviluppi.

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