Cronaca internazionale

Biden: "Se non ci fosse Trump non so se mi ricandiderei"

In un incontro coi finanziatori democratici vicino a Boston il presidente Usa si sofferma sulla guerra in Israele, su Hamas e sulle elezioni presidenziali del 2024

Biden: "Se non ci fosse Trump non so se mi ricandiderei"

Ascolta ora: "Biden: "Se non ci fosse Trump non so se mi ricandiderei""

Biden: "Se non ci fosse Trump non so se mi ricandiderei"

00:00 / 00:00
100 %

Il peso degli anni si fa sentire, anche per il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che lo scorso 20 novembre ha compiuto 81 anni. Parlando ad un evento di raccolta fondi a Boston, Biden ha ammesso che se non ci fosse Trump forse non correrebbe per la Casa Bianca: "Non so me mi ricandiderei". La molla che lo spinge a non mollare, dunque, è la presenza del tycoon, su cui Biden ha le idee chiare. "Non possiamo lasciarlo vincere", sottolineando che rappresenta un forte rischio per la democrazia americana. La sfida finale, dunque, vedrà contrapposti loro due, ancora una volta, come già avvenuto nel 2020. Sì, è vero, le primarie repubblicane devono ancora iniziare, ed è solo con le primarie che il partito dell'elefante sceglierà il proprio candidato. Ma al momento il favorito è Trump e non ci sono altri nomi che sembrano in grado di metterlo in ombra, a meno che non succeda qualcosa di imprevisto, magari a livello giudiziario.

Biden parla anche di altri argomenti, ovviamente, a partire dalla guerra in Medio Oriente. Per il presidente l’unica soluzione possibile è quella a due Stati. "Ho lavorato con molte persone dentro e fuori dal governo per capire cosa dopo, cosa dopo Gaza. E penso che l’unica soluzione disponibile sia una soluzione a due Stati". Ha sottolineato, inoltre, di essere un sostenitore di Israele dal 1973. "Quando è accaduto quest’ultimo evento sono subito salito su un aereo e sono andato in Israele per incontrare Bibi" , ha detto Biden ricordando di aver convinto gli israeliani a dare più aiuti a Gaza.

Non dimentica, Biden, di puntare il dito contro Hamas, ad esempio ricordando che "è stato il rifiuto di Hamas di rilasciare le giovani donne rimaste in ostaggio che ha rotto l'accordo e messo fine alla pausa nei combattimenti". Poi ha aggiunto che "queste donne e tutti gli altri tenuti in ostaggio da Hamas devono essere rilasciati immediatamente. Non ci fermeremo fino a quando non avremo riportato a casa ognuno di loro, e sarà un lungo processo". Il apo della Casa Bianca ricorda di aver "passato ore con i negoziatori del Qatar e gli altri per sostenere ed estendere l'accordo", e rivendica di "aver fatto uscire più cento ostaggi", ma il rifiuto di Hamas di liberare "le donne civili, tra i 20 e i 39 anni, ha bloccato la tregua".

"Il mondo non deve girarsi dall’altra parte - esorta Biden -. Tocca a tutti noi condannare senza ambiguità le violenze sessuali commesse dai terroristi di Hamas". Usa queste parole, il presidente, in merito ad una polemica scoppiata negli Stati Uniti per la mancata condanna, da parte di alcuni esponenti della sinistra del Partito democratico, degli stupri commessi da Hamas nel massacro di israeliani del 7 ottobre.

Inchiesta impeachment Biden la prossima settimana

Prima dell'interruzione dei lavori per le feste natalizie la Camera dei rappresentanti si riunirà per approvare l'inchiesta di impeachment a carico di Joe Biden. Lo ha reso noto lo speaker repubblicano, Mike Johnson. "La Camera non ha altra scelta che seguire la sua responsabilità costituzionale di adottare formalmente in aula l'inchiesta di impeachment quando i mandati di comparizione sono contestati in tribunale". Johnson ha poi voluto precisare che "questo non è un voto per l'impeachment del presidente Biden, ma un voto per continuare l'inchiesta di impeachment, che è un passo costituzionale necessario".

La Casa Bianca ha già contestato l'avvio dell'inchiesta, ritenendola incostituzionale, ma la palla passa alla maggioranza repubblicana alla Camera.

Commenti