Cronaca internazionale

Doppio fallimento di Blinken in Medio Oriente: perché frana la strategia Usa

Il segretario di Stato americano Blinken lascia il Medio Oriente con un nulla di fatto: la diplomazia Usa dell'era Biden sembra fallire l'ennesimo obiettivo nell'area

Doppio fallimento di Blinken in Medio Oriente: perché frana la strategia Usa

Una missione ancora "work in progress": così il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha definito il suo breve tour in Medio Oriente. Una dichiarazione imbarazzata seguita all'incontro di ieri con Hakan Fidan, ministro degli Esteri turco, prima di volare in Giappone per un meeting degli omologhi del G7. Una visita aggravata dal ritiro, sabato scorso, dell'ambasciatore turco da Israele e dalle dichiarazioni di Recep Erdogan sulla volontà turca di non dialogare oltre con il Paese. Blinken lascia l'area dopo quattro giorni di intesi colloqui e sforzi diplomatici che, tuttavia, non hanno visto alcun passo avanti nè sulla tregua umanitaria chiesta a gran voce a Benjamin Netanyahu tanto meno sul rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

Niente tregua umanitaria nè passi avanti sugli ostaggi: i fallimenti di Blinken

L'ultima tappa del segretario di Stato in Turchia è stata il segno evidente del fallimento politico americano nell'area, nelle stesse ore in cui il sostegno interno a Joe Biden sembra vacillare anche all'interno della casa democratica, che ora si interroga sul destino politico del suo comandante in capo. Nonostante l'estenuante tour de force diplomatico, restano enormi le divergenze con i Paesi dell'area: soprattutto con la Turchia, che ha attaccato gli Stati Uniti per il sostegno incondizionato ad Israele e ha ribadito la necessità di un cessate-il-fuoco immediato. Nella capitale turca Blinken, dopo aver incassato il rifiuto di Netanyahu su una pausa umanitaria a Gaza, è stato di fatto snobbato dal presidente Erdogan, "ufficialmente" impegnato in altri impegni istituzionali. È stato quindi ricevuto dal ministro degli Esteri Hakan Fidan, decisamente un accolito di grado minore.

Il meeting di Ankara: Erdogan snobba Blinken

L'inviato di Biden ha però ammesso che Ankara e Washington "non concordano su tutto", anche se "hanno una visione comune su alcuni degli imperativi del momento". Secondo fonti diplomatiche turche, il ministro Fidan è stato in particolare molto fermo nel ribadire a Blinken che serve un cessate-il.fuoco "immediato" a Gaza, e che Washington deve aumentare la pressione su Israele per proteggere i civili palestinesi. Mentre si svolgeva il faccia a faccia, fuori dal ministero decine di manifestanti sventolavano bandiere palestinesi, con la la polizia che è intervenuta per disperdere un gruppo di studenti che marciavano verso il l'edificio urlando: "Blinken assassino, vattene dalla Turchia". Un incontro che segna un punto disastroso per la diplomazia Usa, ma che ora rischia di spaccare anche la Nato, recentemente ricompatattsi sulle vicende legate al conflitto in Ucraina.

Dopo Blinken arriva Burns

Fallito il goodwill tour di Blinken, Washington ha deciso di passare alle maniere forti, inviando nell'area il capo della Cia, Bill Burns. Il compito del funzionario, ex diplomatico già inviato in Russia prima dell'invasione dell'Ucraina, sarà duplice. Da una parte spronare Israele a perseguire un approccio più mirato per attaccare Hamas, concedere una pausa nei combattimenti per far arrivare gli aiuti a Gaza e fare di più per evitare vittime civili. Dall'altra, convincere gli alleati arabi giocare un ruolo più costruttivo nell'impedire l'allargamento del conflitto e condividere informazioni di intelligence. L'accusa che viene mossa a Blinken dai Paesi arabi, anche quelli tradizionalmente allineati con Wahsington, è quella di aver scientemente evitato il pressing su Israele: o perchè si è scelto di avallare la caccia ad Hamas ad un prezzo accettabile o perchè Washington-a prescindere-vuole mantenere salda l'unità di intenti con Israele.

Una via asiatica per la risoluzione al conflitto: la fine della pax americana?

Al di là delle specificità dal caso, il tour di Blinken, preceduto anche dalla caotica missione lampo del presidente Biden di alcuni giorni fa, sembra segnare la fine dell'incisività storica che gli Stati Uniti hanno nell'area: una tendenza accentuatasi negli anni, anche per via delle scelte di disimpegno americano, ora aggravate dall'accresciuta cooperazione tra Iran e Stati arabi attraverso, ad esempio, l'Organizzazione per la Cooperazione islamica. Trascinato per la giacca anche il premier indiano Narendra Modi e per giunta dal presidente iraniano Ebrahim Raisi.

Nell'area, dunque, traspare la volontà di tradire i tradizionali giocatori sul campo preferendo una via "mediorientale" di risoluzione della crisi, che coinvolga il cosiddetto outer ring e le grandi potenze asiatiche.

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