Cronaca internazionale

I repubblicani scelgono l'italoamericano Scalise come speaker: chi è

Lo speaker drama che affligge la Camera Usa è entrato in una nuova fase: Steve Scalise è il candidato del Gop. Ma la faida interna ai conservatori non sembra placarsi: la votazione in aula è rimandata mentre procede la conta dei voti

Un italoamericano speaker del Congresso: chi è Steve Scalise

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Capitol Hill: inizia la battaglia per il nuovo speaker alla Camera Usa. Il Gop sceglie Scalise

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Una mattina convulsa quella di oggi a Washington, con il Partito repubblicano alle prese con la scelta del futuro speaker della Camera in seguito alla detronizzazione di Kevin McCarthy.

I repubblicani hanno scelto di nominare il deputato Steve Scalise della Louisiana come speaker del Congresso, uno dei due papabili assieme a Jim Jordan dell'Ohio, il protegé di Donald Trump. Con 113 voti a favore e 99 contro, durante una riunione del partito a porte chiuse, Scalise ha superato Jordan, presidente del comitato giudiziario nonché pupillo della far right. Ora Scalise è più vicino alla presidenza della Camera, ma anche il tentativo di eleggere il deputato del Gop italoamericano potrebbe diventare complicato visto che le divisioni nel partito repubblicano potrebbero portare a uno ennesimo stallo. Per contro, i democratici hanno proposto il loro leader, Hakeem Jeffries.

Ma la Camera ha scelto di non andare immediatamente al voto, il che potrebbe protrarsi per giorni: il precedente docet e per Scalise non sarà semplice ottenere i voti necessari all'investitura, nonostante l'appoggio quasi immediato di Jordan. Quest'ultimo si sarebbe offerto di tenere un discorso di nomina in favore dell'avversario, un gesto che di per sé darebbe il segnale agli altri congressisti che la battaglia sul campo è finita. Matt Gaetz, il deputato trumpiano che ha dato il via al siluramento di McCarthy si è congratulato con Scalise per aver vinto la candidatura: "Sono emozionato per lui", ha detto parlando con i giornalisti. "Lunga vita allo speaker Scalise". Bocciata la proposta di un emendamento delle regole interne che avrebbe evitato il caos nella votazione: ideata dal deputato del Texas Chip Roy, prevedeva di avere una maggioranza di 217 su 221 in favore di un candidato prima di votarlo.

Chi è lo speaker scelto dai conservatori

Scalise, 59enne con bisnonni di origine siciliana, aveva dato il via alla sua campagna elettorale subito dopo il golpe dei trumpiani contro McCarthy. Oggi registra in ogni caso uno dei successi più alti della sua lunga carriera iniziata nel 2008. Politico controverso per i contatti con David Duke, ex membro del Ku Klux Klan della Louisiana che ha corso per varie cariche (compresa la Casa Bianca), il deputato ha sempre riferito di essere una versione riveduta e corretta ("meno problematica", ebbe a dire) di Duke. Molto vicino alla lobby delle armi, nel 2017 rimase ferito in un attentato da parte di un estremista sostenitore di Bernie Sanders, mentre giocava a baseball con alcuni colleghi di partito. Recentemente, aveva annunciato di essere stato colpito da un mieloma multiplo e di seguire un trattamento contro un "tumore molto trattabile": questo soprattutto per rispondere ai suoi avversari e detrattori che hanno indicato la malattia come condizione che lo renderebbe inadeguato al ruolo.

Speaker al primo colpo?

Nel frattempo, fa sapere lo speaker ad interim Patrick McHenry, la Camera è in ritiro per permettere al designato Scalise di raccogliere i voti necessari a vincere. Ma alcuni compagni del Gop sembrano scettici sull'ipotesi di un'elezione al primo colpo: se quella di McCarthy doveva essere un'incoronazione e ha impiegato 15 tornate di voto, questa battaglia richiederà un'infinità, profetizzano maliziosamente alcuni esponenti repubblicani. Secondo la prassi è suo diritto ritirarsi e prendere tempo per la conta dei voti: qualora tutti i rappresentati fossero presenti, saranno necessari 217 voti e, dunque, sarà possibile perdere solo quattro voti del Gop.

La fronda interna ai conservatori non accenna a placarsi: sono almeno cinque, infatti, i deputati che hanno dichiarato di votare comunque per Jordan, persuasi della bontà del piano presentato: si tratta di Max Miller dell'Ohio, Anna Paulina Luna della Florida, Marjorie Taylor Greene della Georgia e Lauren Boebert del Colorado. Le risposte di Scalise, a loro dire, restano vaghe e non sembrano convincere. Vi è poi il fattore malattia, che sembra minare la fiducia nell'affidabilità del compagno di partito. Scalise, dal canto proprio, ha dichiarato di aver la necessita di "andare al piano di sopra" per cercare di appianare le divergenze con i 99 che hanno votato per Jordan, il candidato che nella loro visione incarna la scelta del leader del partito, ovvero Donald Trump. Alcuni esponenti del Gop, per questa ragione hanno dichiarato che continueranno a votare per Jordan, come Nancy Mase del South Carolina, che promette il voto contrario alla linea Scalise per numerosi round.

Preso d'assalto dai media americani dopo la designazione, Scalise ha ribadito che come speaker la sua priorità sarà il sostegno a Israele nonché il passaggio della risoluzione McCaul/Meeks, assieme alle previsioni di spesa del 2024 e alla crisi del confine meridionale. Su questo tema, ha sottolineato, ha intenzione di incontrare quanto prima il presidente Joe Biden.

La Camera, nel frattempo, ha scelto di aggiornarsi entro mezzogiorno di giovedì 12 ottobre.

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