Epstein, spunta una presunta lettera di Trump. "I dem vogliono un nuovo Russiagate"

Diffuso un album per i 50 anni del finanziere contenente una lettera osé e foto compromettenti getta benzina sul fuoco. La Casa Bianca parla di “fake news” orchestrata dall’opposizione

Epstein, spunta una presunta lettera di Trump. "I dem vogliono un nuovo Russiagate"
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Un nuovo capitolo del caso Epstein torna a scuotere la politica americana, coinvolgendo ancora una volta Donald Trump. La commissione di sorveglianza della Camera ha diffuso un album realizzato per i 50 anni del finanziere, contenente una lettera e alcune immagini che gettano ombre sull’allora tycoon. Tra le foto figura un assegno gigante intestato a Epstein con la firma “Donald”, accompagnato da una didascalia che allude a una “vendita” a Trump di una donna “completamente svalutata” per 22.500 dollari. Alcuni dettagli sono stati censurati, ma i democratici sostengono che il messaggio sia esplicito.

La lettera, dattiloscritta all’interno della sagoma di un corpo femminile nudo, porta una firma che appare come “Donald” e contiene gli auguri: “Buon compleanno, e che ogni giorno possa essere un meraviglioso segreto”. A redigerla, secondo i documenti, sarebbe stato Trump stesso. Il testo sarebbe stato inserito nell’album da Ghislaine Maxwell, storica collaboratrice di Epstein oggi in carcere per traffico di minori.

La Casa Bianca ha respinto con decisione l’autenticità del documento. “La firma non è di Donald Trump”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt, definendo la vicenda una “fake news” orchestrata dai democratici. Anche Taylor Budowich, vice capo della comunicazione, ha ribadito la falsità della lettera. JD Vance ha accusato l’opposizione di voler creare un nuovo “Russiagate” per colpire politicamente Trump.

La vicenda si intreccia con l’inchiesta del New York Times sul ruolo di JPMorgan nei traffici di Epstein. Secondo il quotidiano, la banca avrebbe permesso per anni la gestione di conti e transazioni sospette, nonostante diversi allarmi interni. Epstein avrebbe continuato a collaborare con i vertici di JPMorgan persino durante la sua condanna in Florida per prostituzione minorile, fornendo consulenze strategiche e segnalando nuovi clienti. Tra i suoi principali referenti nella banca vi era Jes Staley, dirigente di alto livello e confidente del CEO Jamie Dimon, che intrattenne persino rapporti personali con l’entourage del finanziere. Di fronte alle rivelazioni, un portavoce di JPMorgan ha definito la relazione con Epstein “un errore”, pur negando che la banca abbia favorito direttamente i suoi crimini.

Il dossier Epstein continua dunque a riemergere, intrecciando scandali finanziari, accuse di traffico sessuale e polemiche politiche che lambiscono la Casa Bianca.

Per Trump, che ha già annunciato azioni legali contro il Wall Street Journal per le prime rivelazioni, la pressione torna a crescere: la lettera e le immagini pubblicate dai democratici alimentano un caso che sembrava essersi momentaneamente sopito.

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