Cronaca internazionale

"Censurate chi è anti woke". La folle richiesta di 250 star di Hollywood

Da Ariana Grande a Jamie Lee Curtis, passando per Amy Schumer e Demi Lovato: ecco chi chiede di filtrare i contenuti sulle piattaforme

"Censurate chi è anti woke". La folle richiesta di 250 star di Hollywood

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L'arma preferita dai presunti alfieri della democrazia a tinte arcobaleno? Naturalmente la censura. Le basi della nuova religione gay sono note: se non sei d'accordo con l'universo Lgbt, sei omofobo. Ed ecco la soluzione trovata da 250 star di Hollywood per mettere fine alla resistenza anti woke: filtrare i contenuti sui social network. Attori, comici e artisti di ogni calibro hanno sottoscritto l'appello di GLAAD (Gay & Lesbian allianca against defamation) e Human rights campaign destinato ai capi di Meta, Youtube, TikTok e Twitter.

Nella lettera indirizzata a Mark Zuckerberg, Elon Musk, Neal Mohan e Shou Zi Chew, il gruppo di talebani ha posto l'accento sul "fallimento sistemico" nel proibire odio online, molestie e disinformazione anti-Lgbt. "I veri alleati non traggono profitto dall'odio", il j'accuse delle due associazioni, che hanno inoltre offerto suggerimenti per affrontare fake news e attacchi estremisti contro personaggi pubblici e influencer trans.

L'incitamento all'odio e la disinformazione anti-Lgbt "continua a essere un problema allarmante di salute pubblica e sicurezza", ha fatto sapere GLAAD: "È chiaro che questi creatori e celebrità riconoscono che le società di social media dovrebbero intraprendere azioni urgenti per affrontare la pervasività e la gravità dell'odio virale e della disinformazione sugli utenti LGBTQ, trans e di genere non conforme, ma invece tali contenuti anti-LGBTQ generano profitti per le aziende e troppo spesso si incontra con l'inerzia", riporta Deadline.

Il presidente di HRC Kelley Robinson ha affermato che"viviamo in uno stato di emergenza ed è ora che piattaforme social media e giganti della tecnologia intraprendano azioni attese da tempo e applichino effettivamente politiche che garantiscano che le persone LGBTQ+ non subiscano molestie sproporzionate e attacchi d'odio semplicemente per essere quello che siamo o per amare chi amiamo. Di volta in volta, abbiamo visto che l'odio permesso di marcire online può comportare e comporterà conseguenze nel mondo reale. È giunto il momento che le piattaforme di social media lo prendano sul serio".

Ma la censura invocata dalle associazioni arcobaleno è pericolosa, perché mette a rischio la libertà di espressione. In base all'ideologia woke, misgendering (il riferimento ad una persona transgender ponendosi in termini di sesso biologico anziché identità di genere) e deadnaming (l'atto di riferirsi ad una persona transgender usando il nome e il genere che le apparteneva prima del cambio di identità sessuale) sono da considerare reati gravissimi. E c'è di più. Le celebrità che hanno sottoscritto l'appello hanno chiesto ai capi dei social network di utilizzare gli stessi sistemi di blocco dei contenuti previsti durante i periodi elettorali o utilizzati durante la pandemia da Covid-19.

L'elenco di firmatari comprende star del grande e piccolo schermo, molti volti noti che da tempo sostengono la deriva del politicamente corretto: Amy Schumer, Ariana Grande, Jamie Lee Curtis, Demi Lovato, Judd Apatow. E ancora: l'immancabile Elliot Page (che da quando ha completato la transizione da donna a uomo è un lamento continuo), Bella Ramsey, Cynthia Erivo,Taika Waititi, Sia, Shawn Mendes e Dylan Mulvaney.

Sì, proprio l'influencer al centro del caso Bud Light.

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