"Corea del Sud Paese ostile": il messaggio di Kim (che forma un esercito in 24 ore)

Per la prima volta Kim ha definito la Corea del Sud uno "Stato ostile". Pyongyang è stata messa in stato di allerta e 1,4 milioni di giovani hanno chiesto di arruolarsi nell'esercito

"Corea del Sud Paese ostile": il messaggio di Kim (che forma un esercito in 24 ore)
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L’ultimo tassello dell’escalation coreana coincide con una modifica della costituzione da parte della Corea del Nord che non può passare in secondo piano. Per la prima volta, infatti, la Corea del Sud è stata definita da Pyongyang uno "Stato ostile", e lo stesso Kim Jong Un, mentre visitava le truppe, ha spiegato che la recente distruzione delle infrastrutture nei pressi del confine ha segnato la fine di un "rapporto malvagio" tra i due Paesi. Se, dunque, Seoul si è ufficialmente trasformata in un nemico, l’apprensione degli Stati Uniti in merito ad un possibile scontro militare nella penisola è più che giustificato. Anche perché, sempre dalla Corea del Nord, sono arrivati altri due segnali emblematici...

Il Paese ostile e il “nuovo” esercito di Kim

Andiamo con ordine. La Corea del Nord ha rivisto la propria costituzione definendo per la prima volta la Corea del Sud come "Stato ostile". Il Parlamento nordcoreano si era in realtà riunito la scorsa settimana per modificare il documento, ma inizialmente non aveva diffuso molti dettagli sulla sessione. L'agenzia di stampa ufficiale nordcoreana Kcna ha riferito poi in seguito che la Costituzione "definisce chiaramente" il Sud "uno Stato ostile". Kim aveva chiesto a gennaio di effettuare questo passo, sia per designare la Corea del Sud come il principale nemico del Paese, che, soprattutto, per eliminare l'obiettivo di una pacifica unificazione coreana e definire la sovranità territoriale del Nord.

La distruzione di strade e ferrovie nei pressi del confine intercoreano si muove in questa direzione e contribuisce a delimitare una netta linea di demarcazione tra le due Coree. C’è però dell’altro, perché la stessa Kcna ha riferito che circa 1,4 milioni di giovani – inclusi studenti – hanno presentato domanda per arruolarsi (o riarruolarsi) nell’esercito nordcoreano. Il tutto in risposta al sorvolo nei cieli di Pyongyang da parte di droni sudcoreani, l’episodio che in sostanza ha generato l’effetto domino nella penisola ("una situazione già tesa sull'orlo della guerra", hanno scritto i media del Nord).

Last but not least, Kim ha nominato da qualche settimana un nuovo ministro della Difesa (lo abbiamo anticipato qui). Si tratta del generale No Kwang Chol, che ha già ricoperto l'incarico tra il 2018 e il 2019, e che il portale Nk News definisce un esperto del settore della produzione di armi, nonché un asso nell’approvvigionamento delle stesse.

L’allerta e il nuovo ministro

Il governo nordcoreano ha nel frattempo posto la capitale, Pyongyang, in stato di allerta. L'ordine è stato emanato subito dopo che il ministero degli Esteri nordcoreano ha pubblicato una "dichiarazione decisiva" attraverso i media statali. La dichiarazione accusa Seoul di aver inviato droni per sganciare volantini di propaganda su Pyongyang, inclusa l'area vicino alla sede del Partito del lavoro nordcoreano, e definisce l'azione una grave provocazione contro il cuore del Paese.

Il governo ha ordinato alle forze militari e di difesa civile "di prepararsi al combattimento per difendere Pyongyang con la vita", affermano fonti citate dal sito Daily NK. Le guardie di sicurezza delle fabbriche e le forze di difesa civile, comprese le unità delle Guardie rosse operaio-contadine di tutte le organizzazioni e imprese di Pyongyang, incluse le piccole imprese, hanno intrapreso esercitazioni di mobilitazione di emergenza dall'11 ottobre, ha riferito la fonte, secondo cui le attività sono in programma per un periodo di 10 giorni che potrebbe essere ulteriormente prorogato.

Inoltre, le autorità nordcoreane hanno sollecitato tutti gli abitanti di Pyongyang a rimanere vigili nella loro vita quotidiana e, nel caso trovassero volantini o altri oggetti

sospetti, a non toccarli nè guardarli, ma informare immediatamente le autorità presso il dipartimento di sicurezza statale locale, la stazione di polizia, l'unità di sorveglianza del vicinato o l'ufficio governativo di quartiere.

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