"Costretto a scegliere tra mio figlio e i miei genitori". Il racconto drammatico dal Marocco

Il racconto di un pastore di un piccolo villaggio nelle montagne dell'Atlante: "È successo tutto in fretta, non smetto di pensarci"

"Costretto a scegliere tra mio figlio e i miei genitori". Il racconto drammatico dal Marocco
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Continua a salire vertiginosamente il bilancio dei morti del devastante terremoto che ha colpito il Marocco. In base all'ultimo reso noto dal ministero degli Interni di Rabat sono 2.681 le persone che hanno perso la vita a causa del violento sisma.Tante le vite spezzate, tante le famiglie divise. Un drammatico racconto arriva da un piccolo villaggio sulle montagne dell'Atlante, dove un pastore è stato costretto a scegliere se salvare la vita al figlioletto di undici anni oppure ai suoi genitori.

La tragica testimonianza dal Marocco

Venerdì sera, quando il Marocco è stato colpito dalla scossa di terremoto più devastante degli ultimi sessant'anni, Tayeb ait Ighenbaz era nella sua piccola casa di pietra insieme alla moglie, i due figli e i genitori. Intervistato dalla Bbc, il pastore ha ripercorso quanto accaduto in quelle ore:"È successo tutto in fretta. Siamo tutti corsi verso la porta. Mio padre stava dormendo, ho urlato a mia madre di venire fuori, ma lei è rimasta indietro ad aspettarlo". Prima del crollo dell'abitazione, solo la moglie e la figlia erano riuscite a mettersi in salvo.

"Quando sono rientrato in casa, era tutto distrutto e vedevo sia la mano di mio figlio Adam tra le macerie che i miei genitori. Dovevo fare in fretta e mi sono diretto prima verso il bambino", ha proseguito Tayeb. L'uomo si è precipitato dal figlio undicenne e ha iniziato a scavare disperatamente tra le macerie per salvarlo. Quando si è girato, ha visto i genitori intrappolati sotto una grande lastra di pietra, ma ormai era troppo tardi. "Ho dovuto scegliere tra i miei genitori e mio figlio", il racconto del cinquantenne tra le lacrime: "Non li ho potuti aiutare perché il muro è caduto su metà dei loro corpi. È così triste. Li ho visti morire".

Il pastore non ha potuto cambiarsi dopo il terremoto e indossa ancora i pantaloni sporchi del sangue dei suoi genitori. L'uomo e la sua famiglia attualmente sono accampati in una tenda poco lontano dalla sua abitazione. Ma la situazione è difficile:"Tutti i nostri soldi sono dentro l'appartamento, tutte le mie capre sono morte - ha aggiunto il pastore - È come nascere di nuovo in una nuova vita. Non ci sono più i miei genitori, la casa, il cibo, i vestiti. Ho cinquant'anni e devo ricominciare tutto dall'inizio".

Enorme, inestimabile la gratitudine del figlioletto: "Mio padre mi ha salvato dalla morte", le sue parole mentre corre e gioca con una maglietta da calcio della Juventus, con stampato il nome di Cristiano Ronaldo e il numero 7.

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