Cronaca internazionale

La follia londinese di sprecare i soldi per i nomi in rosa

Se la gara di scemenze woke tra Usa e Inghilterra fosse una partita di calcio, Londra avrebbe segnato un gol in rovesciata: il sindaco Sadiq Khan, infatti, ha annunciato che spenderà 6,3 milioni di sterline (circa 7 milioni e 400mila euro) per ribattezzare al femminile le sei linee ferroviarie della London Overground

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Se la gara di scemenze woke tra Usa e Inghilterra fosse una partita di calcio, Londra avrebbe segnato un gol in rovesciata: il sindaco Sadiq Khan, infatti, ha annunciato che spenderà 6,3 milioni di sterline (circa 7 milioni e 400mila euro) per ribattezzare al femminile le sei linee ferroviarie della London Overground. Significa appunto cambiarne il nome, il «colore», aggiornare le informazioni, rifare le mappe, pubblicare nuove versioni cartacee e online, registrare nuovi annunci e aggiornare circa 6.000 segnali di direzione; l'operazione verrà fatta in una settimana d'autunno ed ecco i nomi delle nuove linee: Lioness, Mildmay, Windrush, Weaver, Suffragette e Liberty. Quanto al colore, le linee di superficie erano arancioni dal 2007, quando TfL (Transport for London) prese il controllo su quattro linee suburbane che poi, espandendosi, furono soprannominate «massa di spaghetti all'arancia». Ora la svolta epocale.

Individuare i sei colori e nomi femminili impresa titanica è costato 115.275 sterline pagate a Dnco, un'agenzia di branding «specializzata nel coinvolgimento della comunità creativa»,

e senza la quale il viaggiare sulla London Overground sarebbe rimasta un'esperienza di palese retroguardia culturale: ma l'agenzia ha fatto sapere d'aver «esplorato temi di decolonizzazione, storie queer, intersezionalità e prospettive della giovane Londra», così da decidere appunto i nomi delle linee che faranno sentire migliori i londinesi.

Ovviamente tutto questo non ha a che fare con la prossima tornata elettorale londinese: il sindaco Sadiq Khan si ricandiderà alle elezioni del 2 maggio e quest'estate si era già segnalato per l'espansione della zona a emissioni ultra ridotte (Ulez, la nostra Ztl) a cui ha poi aggiunto la decisione, invero popolare, di congelare parzialmente le tariffe della metropolitana. Ora, circa le nuove stazioni femminili, la rivale conservatrice Susan Hall ha detto che «l'unica sorpresa è che non nessuna linea si chiamerà Sadiq».

Leggicchiando tra la stampa anglosassone, ovviamente, si trovano sparse qua e là delle critiche ancor più numerose delle linee della metropolitana londinese: la maggioranza si sofferma sul fatto che tutta l'operazione in realtà sia soltanto una mano di vernice su un sistema di trasporto scricchiolante: proprio nel giorno dell'annuncio, per dire, la linea tra Barking e Barking Riverside risultava di nuovo bloccata da atti vandalici, mentre

guasti, cancellazioni e ritardi si segnalavano sulle linee Piccadilly e Hammersmith and City, le quali, va detto, per ora si ostinano tuttavia a mantenere degli squallidi nomi maschili. Anche l'aumentata ondata di furti e rapine sulla London Overground (una crescita addirittura del 50 per cento, secondo il Daily Telegraph) in un prossimo futuro dovrà fronteggiare le rinnovate difficoltà della malavita a fronte di stazioni che si chiameranno per esempio Lioness e Suffragette.

Problemi sconosciuti in Italia, dove gli spaghetti sono al massimo 3 o 5 (Roma e Milano) e dove la delinquenza c'è, ma non ferma ancora i treni.

Le femministe, ma solo a Milano, hanno proposto al massimo delle quote rosa per le vie: «La toponomastica è troppo sbilanciata in senso maschile» dissero nel febbraio 2015, coi soliti sessisti persino sui giornali - già a parlare di «topanomastica».

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