"Guerra psicologica israeliana". Il bluff iraniano sull'uccisione di Haniyeh

Secondo le autorità di Teheran e i pasdaran il capo dell'ufficio politico di Hamas non sarebbe stato ucciso da un ordigno piazzato nelle sue stanze, ma da un missile a corto raggio sparato da un drone o da un altro vettore

"Guerra psicologica israeliana". Il bluff iraniano sull'uccisione di Haniyeh
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Si infittisce il mistero attorno alla morte di Ismail Haniyeh, il capo dell’ufficio politico di Hamas ucciso a Teheran martedì 30 luglio mentre si trovava in una guesthouse gestita dai pasdaran per ospiti di alto livello del regime. La Repubblica islamica ha smentito le notizie riportate dal New York Times che ha citato sette funzionati mediorientali, secondo cui il leader dell’organizzazione palestinese sarebbe stato ucciso da un ordigno piazzato nelle sue stanze mesi fa.

L’agenzia iraniana Tasnim ha riportato quanto dichiarato da una “fonte informata”, per la quale l’articolo del quotidiano americano è “pieno di menzogne”, rientra “nella guerra psicologica israeliane” e “non ha alcun valore giornalistico”. Anche i Guardiani della rivoluzione hanno puntato il dito contro il New York Times, dichiarando che Haniyeh non è stato ucciso da una bomba, ma da “un proiettile a corto raggio con una testata di circa sette chilogrammi”. I pasdaran hanno anche affermato che si è verificata una “forte esplosione all'esterno dell'area del luogo in cui soggiornava Haniyeh". La fonte di Tasnim ha spiegato che vi sarebbe una serie di dettagli che chiarirebbe il fatto che il leader di Hamas “non è stato ucciso dall'esplosione di una bomba nascosta nella sua residenza, ma da un proiettile, trasportato da un drone o da un altro vettore”.

I pasdaran hanno anche rilasciato un comunicato riportato dall’agenzia Mehr in cui si accusa esplicitamente Israele, si parla di “un’azione pensata e attuata dal regime sionista e sostenuta dal governo criminale dell’America” e si promette vendetta per “il sangue di Ismail Haniyeh”, che si concretizzerà con “una punizione severa al momento giusto e nel posto giusto”.

Entrambe le versioni dei fatti, la bomba e il missile, sono comunque colpi molto duri all’immagine dell’Iran e alla credibilità delle sue forze armate. Tra le due, quella dell’ordigno nascosto sarebbe la più problematica per il regime di Teheran, perché presupporrebbe infiltrazioni di agenti israeliani o di traditori degli ayatollah ai massimi livelli della sicurezza. Proprio i quadri dirigenti dell’esercito e dell’intelligence sono stati i bersagli di una raffica di arresti, assieme ai membri del personale della guesthouse in cui alloggiava Haniyeh.

E nell’attesa della rappresaglia ordinata dalla guida suprema Ali Khamenei, Washington ha avvertito l’Iran e i suoi alleati di non attaccare alti funzionari e diplomatici israeliani in Medio Oriente e di non danneggiare aree e strutture civili o commerciali nello Stato ebraico.

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