
Dopo oltre due anni di attesa, da ieri nessun ostaggio israeliano ancora vivo è nelle mani dei terroristi di Hamas. In queste ore iniziano a emergere i primi racconti sulle dure condizioni vissute durante la detenzione. Alcuni ostaggi, come Ariel Cunio e Avinatan Or, sono rimasti in totale isolamento per quasi due anni, senza sapere nulla di quanto accaduto il 7 ottobre 2023 né avere notizie delle proprie compagne, Arbel Yehud e Noa Argamani, rapite sotto i loro occhi.
Le conseguenze fisiche sono significative, riporta Haaretz. Avinatan Or ha perso tra il 30 e il 40 per cento del peso corporeo, mentre per Cunio i medici non hanno indicato cifre precise ma hanno espresso forte preoccupazione. Elkana Bohbot ha trascorso l’intera prigionia incatenato in tunnel sotterranei. Negli ultimi giorni prima del rilascio è stato costretto a mangiare in eccesso per contrastare gli effetti della malnutrizione, riportando gravi problemi di stomaco. Purtroppo non sono mancate le violenze. Il soldato Matan Angrest è stato più volte picchiato fino a perdere conoscenza. I gemelli Gali e Ziv Berman sono stati detenuti separatamente e non hanno avuto alcun contatto tra loro per l’intera durata della prigionia. David Cunio, fratello di Ariel, è stato tenuto a lungo in una gabbia.
“Lì sotto ho perso la cognizione del tempo e dello spazio” il racconto di Elkana Bohbot, accolto dall’amore dei suoi cari e in particolare del figlioletto Reem, che all’asilo ha costruito un binocolo per cercare il padre: “Ha saputo che suo padre sarebbe tornato in elicottero, e in questi mesi lo ha cercato guardando il cielo”. L’ultimo segnale di vita di Bohbot era arrivato da un video pubblicato da Hamas, in cui – in lacrime – implorava i terroristi: “Sto soffocando. Voglio uscire. Per favore, aiutatemi. Mi manca la mia famiglia”.
Matan Angrest ha invece ricordato “i pesanti bombardamenti dell’esercito israeliano, gli aerei che volavano sopra le loro teste. I muri che crollavano accanto a lui, e la polvere delle macerie”. Come per Bohbot, nei giorni prima del rilascio i miliziani di Hamas gli hanno dato molto più cibo, mentre non ha ricordi del suo rapimento, a parte qualche “flashback di un incendio”: “Si ricorda che si è ustionato le mani e di aver perso conoscenza” quanto rivelato dalla madre. I genitori sono fiduciosi: “Nonostante tutto Matan sembra stare abbastanza bene, soprattutto psicologicamente”.
“Nimrod è rimasto Nimrod” è invece il giudizio del padre di Nimrod Cohen: “Il modo di parlare di mio figlio è uguale, il suo umore è buono. Nimrod è lo stesso mio ragazzo di prima”. Tra gli ostaggi più conosciuti a livello internazionale c’è sicuramente Evyatar David, mostrato da Hamas mentre era costretto a scavarsi la fossa. “È ancora molto debole e scheletrico, ma è vivo” il racconto del padre: “Ce lo sentivamo che ce l’avrebbe fatta. Dopo due anni di sofferenza, è qui con noi. Ora inizierà un nuovo percorso”.
Secondo i medici, alcuni ex ostaggi dovranno restare in ospedale ancora per settimane. È invece difficile stabilire i tempi per un recupero psicologico.
In corrispondenza del secondo anniversario dell’attacco del 7 ottobre, Roei Shalev, sopravvissuto a quell’evento, si è tolto la vita, sopraffatto dal senso di colpa per essere sopravvissuto alla propria compagna. Il giorno successivo si è suicidata anche la madre di uno dei giovani uccisi lo stesso giorno. In quell’occasione, le critiche al governo per la gestione del trauma post-bellico erano state particolarmente severe.