
Era già una «prima» nella storia della République, l'entrata in carcere da detenuto di un ex capo dello Stato francese. È diventata un caso la prima notte: nel cuore della quale, un detenuto ha trasmesso in diretta sui social ciò che stava accadendo, nonostante i cellulari siano severamente vietati all'interno della prigione parigina de La Santé: minacce di morte, urla, insulti di ogni genere. A Nicolas Sarkozy, che sta scontando la sua pena per associazione a delinquere finalizzata al reperimento di finanziamenti per la campagna presidenziale del 2007, da presunto innocente visto che il processo d'appello non è ancora iniziato, erano stati forniti tappi per le orecchie. Ma già al calar del sole diversi detenuti hanno iniziato a fare baccano nel tentativo di tenere sveglio l'ex capo dello Stato; ministro dell'Interno della «tolleranza zero» nelle banlieue in fiamme nel 2005. Uno di essi ha urlato: «Oh Sarkò, figlio di put...a, svegliati!».
Buona parte del siparietto è andato in onda su TikTok, tra commenti scandalizzati di utenti e politici che ieri sono tornati sulla questione della sicurezza: del carcere stesso, e quella personale del leader neogollista.
I suoi avvocati hanno insistito sul fatto che a Sarkò non è stato concesso «alcun trattamento preferenziale» e che, sebbene sia stato sistemato in isolamento per la sua sicurezza, in una cella di 9 mq, sarebbe stato trattato come ogni altro detenuto senza privilegi particolari. In realtà, già da ieri, ha avuto due agenti di polizia del Servizio di Protezione (SDLP, poliziotti d'élite) in qualità di responsabili della sua sicurezza. Armati. Una coppia di agenti che si alterna ogni 12 ore con un'altra squadra. Quindi ne vengono impiegati 4: posizionati davanti alla sua cella o nei luoghi da lui frequentati per tenerlo sotto protezione permanente, dalla biblioteca all'ora d'aria (non confermato che siano nella cella accanto). Una scorta ad hoc, insomma: tandem d'élite che ha fatto storcere il naso ad alcune guardie penitenziarie «scavalcate», che ad ogni uscita di Sarkò saranno accompagnate dagli «specialisti».
Dopo le minacce all'ex presidente, ieri la procura di Parigi ha aperto un'inchiesta. Tre detenuti sono stati individuati e «fermati» (sembra scontato ricordarlo, ma sono già dentro il carcere). «Non ho dubbi che alcuni debbano essere felici di questa situazione - ha scritto sui social Marine Le Pen - Ma voglio credere che milioni di francesi provino, come me, disgusto. Con tutto il rispetto per l'estrema sinistra, No, Sarkozy, incarcerato in stato di esecuzione provvisoria, non è un prigioniero come gli altri, e ne abbiamo avuto la prova...», ha scritto allegando uno dei video che mostra il 70enne dileggiato. E infine minacciato. Gli ha espresso solidarietà, più forte (e più pubblica) di altri dello stesso partito repubblicano.
La richiesta di rilascio presentata dai legali sarà esaminata entro un mese e mezzo. Il ministro dell'Interno, Laurent Nuñez, ha giustificato la misura di protezione con «il suo status e le minacce». Dispositivo standard per ex presidenti «mantenuto durante la detenzione». Dentro come fuori, insomma: «Decisione per garantire la sua sicurezza». L'amministrazione penitenziaria e il ministero della Giustizia hanno ritenuto che il rischio all'interno della struttura parigina giustificasse l'assegnazione di due agenti. Nell'ala Vip - in realtà una sezione di massima sicurezza - ci sono 11 detenuti, tra cui Sarkò.
Alcuni sono radicalizzati. E i cellulari «clandestini»? Non sono una novità nelle prigioni francesi. Lo scorso anno ne sono stati «scoperti» circa 20mila nei penitenziari di Francia, che ospitano nel complesso 82mila detenuti.