Finti lingotti d'oro, sacchi coi soldi, armi: il giallo del jet arrivato dal Cairo

A bordo di un jet executive registrato a San Marino e sequestrato a Lusaka c'erano finti lingotti d'oro, cinque milioni di dollari cash, tre pistole. Servivano per una truffa?

Finti lingotti d'oro, sacchi coi soldi, armi: il giallo del jet arrivato dal Cairo
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Lo si potrebbe definire il "giallo di Lusaka". Quello che in effetti hanno scoperto i servizi anti-droga all'interno di un jet executive atterrato nella capitale dello Zambia ha del clamoroso. Lunedì scorso era stato infatti sequestrato un aereo T7 WSS nella città africana. Era arrivato qualche ora prima dal Cairo; è registrato a San Marino, appartiene ad una società di noleggio con base a Dubai e in Belgio e vola spesso in Africa o Medio Oriente.

Le indagini sui lingotti

Gli agenti confiscano 601 lingotti che sembrano d'oro. Tuttavia l'analisi rivelerà in seguito che sono composti da una "miscela con alta percentuale di minerali poco preziosi". Un vero e proprio mistero. Nelle ore successive si scovano borsoni contenenti oltre cinque milioni di dollari cash, tre pistole e un centinaio di proiettili. Nelle fasi dell'indagine portano all'arresto di un uomo d'affari sudafricano, sei egiziani appena sbarcati, diversi zambiani, e poi ancora un olandese, un lituano e uno spagnolo. Alcuni di loro hanno avuto in passato rapporti con la Difesa in Egitto, incluso un ex maggiore; altri sono stati coinvolti in traffici spericolati, con raggiri su vasta scala ed episodi di corruzione.

I media tracciano uno scenario da truffa. Anche perché lo stesso jet avrebbe portato dei compratori accolti a Lusaka proprio dal cittadino sudafricano arrestato, di nome Mceisi M., il quale aveva mostrato loro sull'aereo una "partita" di lingotti: non è da escludere che lui abbia offerto alcuni pezzi autentici che sono stati testati e comprovati. Gli acquirenti, però, desiderano una quantità maggiore; l'intermediario chiede ed ottiene un anticipo – probabilmente con alcuni milioni di dollari - e promette che tornerà con il resto dei preziosi. Quest'ultimo poteva essere un possibile ulteriore "pacco".

Pista egiziana o affare tutto zambiano?

Succede però che il servizio anti-droga avrebbe ricevuto una soffiata. Così i poliziotti entrano in azione e perquisiscono l'aereo, trovando il tesoro: scattano le manette. I primi fermati raccontano tutto, consentendo di arrivare ai capi della presunta truffa: uno viene localizzato mentre cercava di fuggire nella Repubblica democratica del Congo. Un secondo aereo - un King Air - viene in seguito individuato: è parcheggiato non distante dal velivolo da cui è partita l'intera vicenda.

Alcune fonti privilegiano una presunta pista "egiziana" (a causa dei compratori e dei voli a quali si fa riferimento). Al contrario, gli zambiani sembrerebbero tendere al loro ambiente locale con eventuali connessioni politiche. Soltanto le indagini potranno confermare o meno questa ricostruzione dei fatti.

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