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Gli abusi poi il massacro: storia dei "fratelli di sangue" che sconvolse gli Usa

Presunti abusi fisici, un'educazione rigida e il sogno di una bella vita senza sforzi: la storia dei fratelli Lyle ed Erik Menendez sconvolse gli Stati Uniti

Screen ABC News via YouTube
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Uno dei più grandi processi mediatici degli ultimi quarant’anni, un duplice omicidio macabro e ricco di odio, tra moventi acclarati e altri impossibili da verificare. Sono trascorsi decenni dal caso dei fratelli Menendez, Lyle ed Erik, che uccisero senza pietà i genitori Josè e Louise “Kitty” Andersen. Un fatto di sangue che sconvolse la società statunitense, una tragedia raccontata a più riprese tra documentari, film e serie tv, tra cui una produzione Netflix: la sciagura del 20 agosto 1989 verrà ripercorsa nella seconda stagione della saga antologica “Monsters”, serie ideata dal duo Ryan Murphy-Ian Brennan e reduce dal clamoroso successo di una prima stagione su Jeffrey Dahmer.

Josè Menendez, l'emblema del sogno americano

Josè Menendez incarna il sogno americano. Arrivato negli States a 16 anni, subito dopo la rivoluzione cubana degli anni Cinquanta, riesce a farsi strada piuttosto rapidamente. All’età di 19 anni conosce Mary Louise “Kitty” Andersen, la reginetta dei concorsi di bellezza del college. I due si sposano e decidono di trasferirsi a New York, dove Josè consegue una laurea in contabilità al Queens College. Inizia subito a lavorare partendo dal basso, ma le sue capacità sono visibili a occhio nudo: da lavapiatti a manager e ricco uomo d’affari, una scalata inesorabile.

La nascita di Lyle ed Erik

La famiglia Menendez si allarga rapidamente: nel 1968 nasce Lyle Menedez, nel 1970 viene al mondo Erik Menedez. Il padre Josè decide di trasferirsi con la famiglia a Los Angeles in una casa di lusso, tra i precedenti proprietari anche Michael Jackson ed Elton John. Da buon padre di famiglia, non fa mancare niente ai bambini, ma c’è anche l’altro lato della medaglia da considerare: Josè infatti li sottopone costantemente a un’enorme pressione. La sua enorme ambizione avvolge anche i suoi figli: sia Lyle che Josè devono essere i primi della classe in tutto, sia dal punto di vista scolastico che dal punto di vista sportivo. L’eccellenza come obbligo.

L'adolescenza sotto pressione

Il motore della vita di Lyle ed Erik diventa la competizione. Entrambi giocano a tennis ed entrambi si allenano sette giorni su sette. Le aspettative del padre sono arcinote: la superiorità assoluta. Ma le esigenze paterne iniziano a infastidire i due ragazzi, che vivono un’adolescenza di ribellione. I due giovani non riescono a vivere liberamente amicizie e primi amori, tenuti sempre sotto stretto controllo. In particolare è Lyle a patire maggiormente la sopraffazione del padre, che non lesina critiche e derisioni.

Per evadere dall’oppressione paterna, Lyle ed Erik entrano a fare parte di giri sbagliati e iniziano i primi problemi con la legge. I due infatti fanno parte di una banda che compie furti nelle ville. Pizzicati dalle autorità, vengono denunciati. Su tutte le furie per l’accaduto, Josè Menendez spinge il figlio Erik a prendersi le responsabilità dell’accaduto in quanto minorenne e lo costringe a frequentare uno psicologo, il dottor Jerome Oziel.

La caduta nell'abisso

Un’adolescenza travagliata, ricca di difficoltà e di amare delusioni. Ed è sempre più difficile per Lyle ed Erik vedere la luce in fondo al tunnel, o almeno è questa la loro versione. Le cose peggiorano esponenzialmente quando Lyle va al college: viene infatti accolto a Princeton solo al secondo tentativo, l’ennesima delusione per il padre Josè. Ma il peggio deve ancora venire: il ragazzo viene infatti beccato a copiare un compito e viene sospeso per un anno. A Lyle non resta che tornare a vivere con la propria famiglia e convivere con le umiliazioni inflitte dal genitore. Sempre più sconfortato, Josè prova a giocarsi l’ultima carta per tentare di smuovere le coscienze dei deludenti figli: decide di rimuoverli dal testamento. Ma forse si tratta solo della goccia che fa traboccare il vaso.

L'efferato duplice omicidio

Esasperati dalle pressioni paterne e forse desiderosi di godersi la bella vita senza fare niente, Lyle ed Erik Menendez entrano in azione la sera del 20 agosto del 1989. Josè e Kitty stanno guardando un film alla televisione quando i due figli sbucano all’improvviso e aprono il fuoco con due fucili Mossberg calibro 12: il padre viene raggiunto da sei colpi, la madre da dieci.

Lyle spara al padre diverse volte alla braccia, per poi dargli il colpo mortale alla nuca. La madre invece viene colpita su tutto il corpo e infine sul viso, tanto da diventare irriconoscibile. I due fratelli mantengono la freddezza e riservano gli ultimi due colpi per la “firma”: due fucilate alle rotule dei genitori, così da fare pensare a un massacro di mafia. Lyle e Erik raccolgono tutti i bossoli, escono di casa e vanno a buttare i fucili in un canyon. Rientrati a casa, contattano le forze dell’ordine. L’alibi è servito: i due raccontano di essere al cinema a vedere “Batman”. Per questo motivo la polizia non richiede il test sui residui di arma da fuoco e volge lo sguardo all'ambiente mafioso.

Le indagini e la cattura

Subito dopo la tragedia, Lyle ed Erik iniziano a godere dell’enorme patrimonio dei Menendez: nel giro di sei mesi spendono oltre 700 mila dollari. Lyle acquista un Chuck’s Spring Street Cafe, un ristorante a Princeton, un Rolex e una Porsche Carrera. Erik, invece, è più pratico: assume un allenatore di tennis a tempo pieno e partecipa a una serie di tornei in Israele. Inoltre acquista una Jeep Wrangler e investe 40 mila dollari in un concerto rock mai realizzato. Non mancano vacanze da sogno tra Caraibi ed Europa all’insegna dell’extra-lusso.

Nel frattempo le indagini della polizia vanno avanti e viene esclusa la pista mafiosa. Gli investigatori mettono nel mirino i fratelli Menendez proprio a causa delle spese pazze e il movente finanziario assume tutto un altro aspetto. Nel tentativo di ottenere una confessione da Erik, le autorità spingono l’amico Craig Cignarelli a indossare un microfono durante un pranzo riservato, ma il sospettato nega di aver ucciso i genitori. Ma il giovane vuota il sacco con il suo psicologo, il già citato dottor Jerome Oziel. L’esperto lo porta a confessare tutto il piano per l’uccisione dei genitori, dall’acquisto delle armi ai vestiti puliti preparati per cambiarsi subito dopo l’esecuzione. Erik confessa inoltre di non aver avuto abbastanza coraggio da uccidere la madre: è stato Lyle a spararle al volto senza alcun tentennamento.

Lo psicologo registra ogni seduta ma non denuncia i fratelli. Avvisa però la segretaria Judalon Smyth, sua amante, di restare in allerta. Al termine dell’ennesimo violento litigio tra innamorati, la donna spiffera tutto alla polizia, che arriva così a mettere le mani sulle confessioni registrate. L’8 marzo 1990 viene arrestato Lyle mentre sta pranzando con alcuni amici. Erik si trova in Israele, ma torna negli States e si consegna. I fratelli Menendenz si contraddistinguono subito per l’atteggiamento spavaldo nel corso del processo, ma le registrazioni – seppur contestate dalla difesa – rappresentano una prova schiacciante.

Lyle ed Erik cambiano spesso versione e nel 1993 affermano di aver ucciso i genitori per legittima difesa dopo abusi mentali, fisici e sessuali da parte del padre, mentre la madre, sapendo tutto, non li avrebbe mai difesi. Sono molti i dubbi sulla veridicità, ma non sono poche le bugie raccontate. Tra i tanti esempi quello sui fucili: i due fratelli dichiarano di averli acquistati tre anni prima, ma il negozio all’epoca non era aperto. La sentenza è quella attesa: entrambi vengono condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale.

Lyle ed Erik oggi

Dopo aver vissuto in carceri separate per diversi anni, Lyle ed Erik Menendez sono tornati insieme nel 2018: entrambi scontano la pena nella stessa struttura di San Diego. Entrambi si sono sposati: Erik ha sposato l’amica di penna Tammi Saccoman nel 1999 e ha scritto un libro sulla loro relazione; Lyle, sempre in quel periodo, ha sposato l’ex modella Anna Eriksson, ma i due hanno divorziato quando la donna ha scoperto che il coniuge aveva scritto ad altre donne.

Nel 2003, invece, ha sposato l’avvocato Rebecca Sneed.

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