I 12 reati contestati a Durov e le parole di Macron: "Non è una decisione politica"

Il presidente francese ha lamentato che dopo il fermo di mister Telegram sulla Francia circolano "informazioni false"

I 12 reati contestati a Durov e le parole di Macron: "Non è una decisione politica"
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Le autorità giudiziarie francesi hanno prolungato la detenzione di Pavel Durov per presunti reati legati alla sua app Telegram. L'imprenditore è stato interrogato su presunti reati tra cui frode, traffico di droga, cyberbullismo, criminalità organizzata e promozione del terrorismo, e non ha preso provvedimenti per frenare l'uso criminale della piattaforma. Il dibattito sull'arresto dell'imprenditore russo con cittadinanza nevisiana, francese ed emiratina è rovente e nelle ultime ore sono piovute accuse contro Parigi. Mr Telegram è stato infatti fermato all'aeroporto di Le Bourget e sul caso è intervenuto direttamente il presidente Emmanuel Macron: "L'arresto del presidente di Telegram in territorio francese è avvenuto nell'ambito di un'inchiesta giudiziaria in corso. Questa non è in alcun modo una decisione politica. Spetta ai giudici decidere".

Il capo dell'Eliseo ha lamentato che dopo l'arresto di Durov sulla Francia circolano informazioni"false" in quanto il suo Paese ha più che mai a cuore "la libertà di espressione e di comunicazione, l'innovazione e lo spirito d'impresa" e "rimarrà così". Nel corso del suo intervento su X, Macron ha aggiunto che in uno Stato di diritto, sui social così come nella vita reale, le libertà "si esercitano in un quadro stabilito dalla legge per proteggere i cittadini e rispettare i loro diritti fondamentali". Spetta dunque al sistema giudiziario, ha evidenziato in chiusura, fare rispettare la legge.

Si tratta del primo intervento di Macron sull'arresto di Durov, che resterà ancora in custodia cautelare. Al termine delle 96 ore previste, mr Telegram potrebbe essere rilasciato o presentarsi di fronte a un magistrati in vista del possibile rinvio a giudizio. Il 39enne è sotto inchiesta da parte dell'unità nazionale per i crimini informatici e dell'ufficio nazionale per le frodi. Secondo il portavoce delle autorità, è accusato di essere stato passivo e non aver collaborato in merito ai crimini informatici e finanziari commessi sulla piattaforma Telegram. Entrando nel dettaglio, la Procura parigina gli contesta 12 reati. Tra questi, "complicità nel possesso di immagini di minore a carattere pedopornografico", "complicità nell'acquisizione, nel trasporto, nel possesso, nell'offerta o nel trasferimento di stupefacenti" e "complicità in crimini informatici".

Nelle scorse ore è stato registrato anche l'intervento della società, che ha precisato che Telegram"rispetta le leggi dell'Ue, incluso il Digital Services Act: la sua moderazione rispetta gli standard del settore ed è in continuo miglioramento". Il Ceo non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa, si legge ancora nel comunicato: "È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell'abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione. Telegram è con tutti voi".

L'arresto di Durov ha acceso il dibattito in rete nelle ultime ore. Anche Elon Musk si è schierato tra gli oppositori all'arresto del collega, lamentando i limiti crescenti alla libertà di esclusione."La libertà di parola è sotto attacco in tutto il mondo.

Ora è il momento di combattere", si legge nel post rilanciato dall'imprenditore sudafricano su X, nel quale osserva come "il Regno Unito arresta in massa cittadini per meme, la Francia arresta il fondatore di Telegram, l'Irlanda cerca di vietare i 'meme cattivi', il Brasile costringe X a fuggire dal paese, l'Australia cerca di censurare i post X, l'UE cerca di ricattare Elon Musk, il Dipartimento di Giustizia Usa incarcera le persone per un meme, in Venezuela Maduro blocca ogni accesso a X".

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