"Ormai è prassi". Guardia Costiera costretta a intervenire fuori dalle acque italiane

La convenzione di Amburgo ci obbliga a intervenire anche se i migranti sono fuori della Sar italiana. "Ciò che dovrebbe rappresentare un'eccezione è divenuta prassi frequente"

"Ormai è prassi". Guardia Costiera costretta a intervenire fuori dalle acque italiane

Il barcone con 500 persone a bordo è ancora alla deriva in acque Sar maltesi. Le condizioni meteo-marine sono proibitive per tentare un avvicinamento con una qualsiasi nave e sul posto sono presenti anche alcune navi cargo, che da questa nave stanno "comprendo" l'imbarcazione carica di migranti per ripararla dalle onde e dal vento. Nel corso della notte, Alarm Phone ha tentato di fare pressione sul Mrcc di Roma, esigendo un intervento sul posto delle navi italiane ma le nostre autorità, davanti all'insistenza che ancora una volta, ha occupato le risorse inutilmente, ha invitato la Ong a rivolgersi a centro di coordinamento de La Valletta, visto che il barcone si trova in area Sar di Malta.

"L'intervento al di fuori dell'area Sar, che per il nostro Paese è già molto estesa, circa 500mila km quadrati, che per la Convenzione di Amburgo sarebbe una eccezione, nell'attuale scenario mediterraneo - con partenze di migranti soprattutto da Libia, Egitto, Tunisia e Turchia - è diventata una prassi sempre più frequente", ha sottolineato il comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio ispettore capo Nicola Carlone, nel corso di una audizione davanti alla commissione Trasporti della Camera. L'ammiraglio ha poi aggiunto che "l'assenza o inadeguatezza" degli apparati di soccorso degli altri Paesi vicini fa sì che l'Italia, proprio per la Convenzione di Amburgo, sia costretta a muovere i suoi assetti anche per migliaia di km, con conseguenti contraccolpi.

Tutto questo causa un inevitabile "logorio del nostro strumento aeronavale", ha spiegato ancora l'ammiraglio, sottolineando l'esigenza di interventi urgenti per risolvere una situazione che si fa sempre meno sostenibile per il nostro Paese, che come ha sottolineato Carlone, dal 1991 a oggi ha soccorso un milione e 182mila migranti. In riferimento al caso del barcone in acque Sar maltesi, solo dopo diverse ore le autorità de La Valletta hanno assunto il controllo delle operazioni, anche se al momento non sono ancora stati inviati assetti militari per agevolare il soccorso.

La Geo Barents ha messo in acqua due rhibs, ossia gommoni a chiglia rigida, con i quali l'equipaggio sta cercando di raggiungere il barcone per tentare la stabilizzazione e distribuire i giubbotti. Ma le condizioni del mare sono difficili e il numero di persone che si trovano a bordo della carretta del mare alla deriva complica ulteriormente le operazioni. Le onde e il vento rischiano di ribaltare l'imbarcazione da un momento all'altro e si rischia che nella concitazione del momento, con simili condizioni di mare, corrano dei pericoli anche gli uomini della Ong, che infatti da stanotte si trova in zona per il contatto visivo con l'imbarcazione ma a distanza di sicurezza dalla stessa.

Considerando la deriva assunta dall'imbarcazione a causa delle correnti e dal vento, questa si sta dirigendo verso la zona Sar italiana.

Non si esclude che Malta stia aspettando che avvenga il superamento della sua linea di gestione per demandare l'intero coordinamento al nostro Paese, che a quel punto sarebbe costretto a farsi carico di tutti i 500, oltre che di tutti gli altri che negli ultimi giorni hanno sovraccaricato il sistema.

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