Cronaca internazionale

Turchia, due bimbi estratti vivi dopo oltre 100 ore dal sisma

In Turchia una donna con il suo bambino di 10 giorni è stata estratta viva dopo 90 ore dal sisma. In salvo anche una bambina di 4 anni dopo 133 ore passate sotto le macerie

Turchia, due bimbi estratti vivi dopo oltre 100 ore dal sisma
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I soccorritori continuano a scavare senza sosta tra le macerie del terremoto che ha colpito la Turchia meridionale e la Siria. Nuovi raggi di luce sono arrivati da Iskenderun, nella provincia turca di Hatay. Qui una famiglia di sei persone, di cui due donne, sono state estratte vive dopo 102 ore di agonia. Sempre da Hatay è arrivata un’altra storia a lieto fine. Quella di una donna estratta viva dopo 90 ore dal sisma insieme al suo bambino di appena 10 giorni. Una bambina di nome Sengul di appena 4 anni è stata invece salvata dopo 133 ore dai soccorritori nella città di Islahiye, uno dei centri maggiormente colpiti dal sisma. Intanto l’Unicef ha lanciato un serio allarme: in Turchia sarebbero rimasti soli, tra orfani e quanti sono ancora alla ricerca dei propri genitori, tra i 1.000 e i 5.000 bambini.

Il terremoto e la speranza

I miracoli sopra citati sono avvenuti nella provincia di Hatay, in Turchia meridionale. Secondo quanto riportato dal quotidiano turco Daily Sabah, i soccorritori hanno tirato fuori Yasemin e Kadir Oktay, insieme ai loro quattro figli Arda, 12 anni, Zilan, 22 anni, Helin, 23 anni, e Dilan,19 dalle macerie del condominio dove abitavano. Alcuni di loro, feriti, sono stati inviati all'ospedale più vicino.

Nella stessa provincia una donna con il suo bambino di 10 giorni sono stati estratti vivi dopo 90 ore dal sisma. Secondo quanto riportato dalla Bbc il piccolo, che si chiama Yagiz, è stato trovato vivo dai soccorritori tra le macerie di una struttura nella città di Samandag. Le immagini del piccolo, subito avvolto da una coperta di lana e trasportato in ospedale, hanno fatto il giro del mondo. Pochi minuti dopo, le squadre di emergenza hanno recuperato anche la sua mamma.

Gli altri salvataggi

Nei giorni scorsi si sono verificati altri salvataggi del genere. Un bambino di due mesi, ad esempio, è stato estratto vivo dalle macerie di una casa di Kahramanmaras. Il piccolo Muhammed Dogan Bostan ha attirato i soccorritori con dei flebili lamenti. A indirizzare i soccorritori la mamma Ceren, estratta viva dalle macerie poco prima. Le operazioni sono durate un paio d'ore ma c’è stato spazio per il lieto fine.

Una donna di cui al momento si conosce solo il nome, Zeliha, è stata estratta viva da sotto le macerie dopo 53 ore sempre a Kahramanmaras. Qualche ora prima ad Antalya, nella provincia dell'Hatay, un bambino di due anni, Muhammed, era stato trovato vivo dopo 44 ore trascorse sotto le macerie e salvato. Il piccolo ha ricevuto dell'acqua dalle mani dei soccorritori che lo hanno estratto dalle macerie dell'edificio in cui viveva.

L’allarme dell’Unicef

"Il numero di bambini che rimangono senza famiglia sta aumentando a dismisura. Siamo partiti il primo giorno da 500 bambini ed ora siamo tra i 1000 ed i 5000 perché ogni giorno queste cifre aumentano. Quando i genitori vengono portati in ospedale, spesso succede che non sopravvivano e questo sta accadendo in tutte le province", ha intanto spiegato Regina De Domicis responsabile della Turchia per l'Unicef.

Sono invece circa 700 i bambini orfani che prima del terremoto vivevano nelle case del bambino: per 496 il trasferimento in luoghi sicuri è già stato ultimato, mentre per 204 è in corso.

Situazione drammatica anche in Siria, dove centinaia di edifici sono stati danneggiati o distrutti e centinaia di famiglie sono ancora intrappolate. Migliaia di bambini e famiglie sono ancora a rischio, ha dichiarato Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef Italia.

"I nostri colleghi sul campo ci riportano un senso di panico, soprattutto per i bambini. I bambini sono dovuti fuggire dalle loro case nelle prime ore del mattino, mentre fuori era ancora buio, e ora molte famiglie rimangono fuori nelle strade e nelle aree esterne.

Le famiglie con bambini dormono per strada, nei centri commerciali, nelle scuole, nelle moschee, nelle stazioni degli autobus e sotto i ponti e/o restano con i loro figli in aree aperte per paura di tornare a casa", ha concluso.

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