La legge bavaglio dei comunisti, le proteste della Gen Z e il giuramento: chi è la nuova premier del Nepal

Sarà Sushila Karki, ex presidente della Corte Suprema e prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia del Paese, a guidare il governo nepalese fino alle elezioni del 5 marzo

Sushila Karki, primo ministro ad interim del Nepal in carica dal 15 settembre
Sushila Karki, primo ministro ad interim del Nepal in carica dal 15 settembre
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Dopo le proteste dei giorni scorsi, il Nepal ha un nuovo primo ministro. Dopo che la Gen Z è scesa per le strade, scontrandosi con le forze di polizia, l'esercito ed il governo, dopo aver dato alle fiamme il palazzo del Parlamento e dopo aver assistito ad una vera e propria caccia al ministro - come quella del responsabile delle finanze, visto scappare nudo in un fiume dopo essere stato linciato dalla folla - oggi, dopo un vuoto di potere durato quattro giorni, la Repubblica Federale Democratica del Nepal ha di nuovo un capo di governo, sebbene ad interim. Sarà Sushila Karki - ex presidente della Corte Suprema e prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia del Paese - a guidare il governo nepalese. La 73enne ha giurato quest'oggi - 15 settembre - davanti al presidente Ram Chandra Poudel spiegando che il suo esecutivo rimarrà in carica per sei mesi e "non un giorno di più". La neo-premier ha infatti promesso di restare in carica solo fino alle elezioni del 5 marzo 2026.

Rinomata per la sua tenacia, è molto amata dai giovani attivisti che hanno votato il suo nome sulla piattaforma Discord. Moglie dell'allora leader del Nepali Congress - partito socialdemostratico del paese hymalaiano - Karki ha fatto sapere che lavorerà "secondo il pensiero della Generazione Z" spiegando che i giovani attivisti chiedono tre cose: "la fine della corruzione, il buon governo e l'uguaglianza economica". Richieste fino ad ora rimaste inascoltate creando un malcontento generale il cui risultato è stata la rivolta - nata dalla legge-bavaglio imposta dal regime comunista contro i social media - con un bilancio di 72 morti e centinaia di feriti.

Sono 30 milioni gli abitanti che vivono in condizioni di estrema povertà. Numeri alla mano, secondo i dati Banca Mondiale un quinto della popolazione tra i 15 e i 24 anni è disoccupato e il Pil pro capite è di soli 1.447 dollari all'anno. Ora che il Parlamento di Kathmandu è stato sciolto, Karki dovrà accompagnare il Nepal alle urne pacificandolo. Un compito non da poco visto che le proteste dell'8 e 9 settembre hanno gettato la nazione in una spirale di violenza che ha polarizzato il Paese.

Ripristinare l'ordine pubblico, ricostruire la sede del parlamento e gli altri edifici chiave attaccati durante le manifestazioni, rassicurare i dimostranti della Gen Z, sono i suoi obiettivi. Ma andranno bilanciati col quelli di tranquillizzare i nepalesi che temono per la tenuta della democrazia. Un difficile percorso di equilibrio che la nuova prima ministra si appresta a intraprendere nei prossimi mesi.

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