Oltre 500 migranti a bordo delle navi Ong che restano in mare

Le navi hanno effettuato sei interventi complessivi in zona Sar libica e lamentano la mancanza di coordinazione di Italia e Malta

Oltre 500 migranti a bordo delle navi Ong che restano in mare

I migranti a bordo delle Ong che da giorni navigano avanti e indietro davanti alle coste della Libia sono oltre 500, distribuiti su due navi. Sì, perché le navi che operano in quel tratto di mare siano tre, solo due stanno prendendo a bordo i migranti: l'altra, la Louise Michel, sta lavorando come lancia di appoggio. I migranti si trovano a bordo della Geo Barents e della Humanity 1, che per il momento non hanno nessuna intenzione di lasciare le acque internazionali prospicienti la Libia.

Questo pomeriggio, la Humanity 1 ha viaggiato a ridosso delle acque territoriali libiche, raggiungendo la distanza minima a meno di 13 miglia dal confine marittimo del Paese nord-africano, con circa 250 persone a bordo. Ancora più vicina si è spinta la Louise Michel, che è arrivata a navigare a meno di 8 miglia dal confine delle acque territoriali libiche. Solo ieri, le due ong avevano dichiarato di essere state minacciate verbalmente dalle motovedette della guardia costiera del Paese africano e nel loro comportamento si potrebbe quasi evincere una provocazione nei confronti dei militari libici per cercare una reazione dalle motovedette che pattugliano le acque del Paese. La Humanity 1 ha dichiarato che le autorità di Malta e Italia, afferma la ong Sos Humanity, sono stati informate delle operazioni ma "non hanno adempiuto ai loro doveri di coordinamento". Va sottolineato che tutti i soccorsi sono stati compiuti in area Sar libica, a poche miglia dal confine marittimo del Paese africano, dove infatti si trovavano, come dichiarato dalle stesse Ong, motovedette libiche.

La Geo Barents, almeno per il momento, si tiene a distanza più ampia dalle acque territoriali libiche ma non accenna comunque a invertire la rotta per chiedere un porto. La grande nave battente bandiera norvegese, da ore, segue una quasi regolare rotta a bastone, che la vede navigare nello stesso quadrante davanti alle coste libiche nell'area di Tripoli. Inspiegabile come mai abbia eletto quella zona, quel che è certo è che con 250 persone a bordo, che a detta loro sono stremate dal viaggio, le ragioni umanitarie dovrebbero spingerli a cercare di raggiungere terra. Da domenica, infatti, la Geo Barents effettua il pattugliamento con le persone a bordo, quelle stesse che non appena arriveranno davanti al confine di un qualunque Paese europeo (che con ragionevole sicurezza sarà l'Italia), verranno dichiarate in condizioni non compatibili alla navigazione e verrà per loro preteso un porto nel nostro Paese.

Un discorso che vale anche per la Humanity 1. Entrambe stanno trattenendo in mare oltre 250 migranti, invece di fare in modo di arrivare in un porto sicuro. Che non dev'essere necessariamente l'Europa, considerando che la Tunisia è ritenuta un Paese sicuro dalle organizzazioni internazionali.

Perché le navi non inviano richieste di porto sicuro, perché non continuano a navigare con a bordo centinaia di persone, nonostante (come da loro dichiarazioni) ci siano condizioni meteomarine avverse? Quindi, a bordo delle navi Ong, si può rimanere anche per giorni e giorni senza problemi? Sono risposte che servirebbero a fornire un quadro più completo dell'operato delle Ong, se queste venissero fornite. La Geo Barents, oltre un giorno fa, ha dichiarato che sarebbe rimasta ancora "qualche ora" al largo della Libia, ma è passato più di un giorno e continua a restare davanti alla Libia.

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