"Sarah, mia allieva, lavorava per la pace"

La giovane vittima dell'attacco di Washington ricordata dal professore, un arabo nato in Israele premiato per l'impegno a favore del dialogo

"Sarah, mia allieva, lavorava per la pace"
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Era una operatrice di pace Sarah Milgrim, la giovane funzionaria dell’ambasciata israeliana uccisa ieri nell’attacco «antisionista» di Washington. Non solo «pacifista», ma impegnata con convinzione nella costruzione di iniziative e linguaggi di pace.

Aveva 26 anni e - insieme al suo futuro marito, Yaron Lischinsky, 28 anni - è stata colpita da un attentatore fanatico ostile allo Stato ebraico, Elias Rodriguez, che li ha uccisi mentre uscivano dal «Jewish Museum», dove avevano partecipato a una conferenza annuale di giovani diplomatici dedicata - non a caso - alla «costruzione di ponti in Medio Oriente e Nord Africa. Mancavano solo quattro giorni al primo incontro tra Sarah e i genitori di Yaron a Gerusalemme, dove lui le avrebbe chiesto la mano con l’anello che aveva comprato da mesi. Sarah e Yaron si erano conosciuti all’ambasciata israeliana a Washington.

La giovane ebrea americana originaria del Kansas e il fidanzato vengono entrambi ricordati come «intelligenti e appassionati». «Impegnati per la pace e la costruzione di ponti tra arabi ed ebrei», sottolineano amici e parenti.
E un ricordo speciale di Sarah arriva da un professore, il suo maestro all’università, Mohammed Abu-Nimer, docente all'American University di Washington - una delle più importanti nelle relazioni intenazionali - nonché fondatore del «Salam Institute for Peace and Justice».

Arabo palestinese nato in Israele (in Galilea), studi a Gerusalemme, Abu Nimer è una figura importante, un uomo conosciuto per il suo impegno a favore della pace e insignito del premio Niwano per la pace 2024. «Oggi - scrive il docente - ho saputo che la mia ex studentessa Sarah Miligram è stata uccisa nell’attacco a Washington DC. Ho supervisionato il master di Sarah, progetto speciale di ricerca su PeaceTec. Provo tristezza e dolore per la perdita di un’altra giovane vita in questo conflitto. L’attacco all'evento vicino al museo ebraico di Washington DC è sbagliato e si alimenta di più politica di paura e odio.

Inoltre, la morte di Sarah è un altro ricordo a tutti noi che i civili continuano a pagare il prezzo della guerra su Gaza». «La ricerca di Sarah - continua ancora il professore - si è conclusa con la necessità di una pace israelo-palestinese che garantisca la libertà e la dignità di tutte le persone».

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