Cronaca locale

"Donna violentata per 15 anni in riti satanici". L'orrore dei genitori affidatari

La coppia di genitori affidatari deve rispondere dell’accusa di riduzione in schiavitù: “Abusi di gruppo anche in messe nere”

"Donna violentata per 15 anni in riti satanici". L'orrore dei genitori affidatari

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Quindici anni da incubo tra violenze sessuali e riti satanici. Questo il calvario affrontato da una donna – che oggi ha 41 anni - ridotta in schiavitù dai genitori affidatari. Dopo diverse denunce, è arrivata la svolta: la Procura di Milano ha chiuso le indagini in vista della richiesta di processo per riduzione in schiavitù. Secondo quanto ricostruito grazie alle indagini del pm della Dda Stefano Ammendola, la coppia coinvolta tra il 2000 e il 2015 avrebbe costretto la giovane – ospitata nella loro abitazione quando era appena maggiorenne – a subire "violenze sessuali, anche di gruppo" anche in "un contesto di riti satanici e messe nere".

“Violenza sessuale anche durante i riti satanici”

La Procura meneghina contesta ai genitori affidatari di aver esercitato sulla giovane "poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà". In base a quanto reso noto dall’accusa, dalle violenze del genitore affidatario nel 2002 è nato un figlio. Poi, a partire dal 2005, la donna sarebbe rimasta “vittima di abusi durante riti satanici e messe nere” a cui avrebbero preso parte diversi uomini, al momento non identificati. Questi avrebbero indossato indossavano "delle tuniche bianche e dei cappucci", anche in uno "studio di registrazione insonorizzato" e alla "presenza di un crocifisso capovolto".

Abusi sessuali, violenze ma anche aggressioni: la giovane, infatti, sarebbe stata ferita con un coltello. L’accusa parla di "incisioni sulla schiena e sulle gambe" e"torture". Nel 2006 la donna è riuscita a fuggire in un’altra regione, in Toscana, ma non per molto. Tornata nell’abitazione dei genitori affidatari e nuovamente vittima di violenze, sarebbe stata anche"segregata in una intercapedine" e poi "nascosta all'interno di una botola".

La donna non comparirà in aula: secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, i suoi legali – Sonia Gajola e Massimo Rossi – leggeranno una lettera in cui chiede di basarsi su quanto da lei già dichiarato in altri tribunali. I genitori affidatari hanno sempre negato le accuse, sottolineando che le denunce presentate sarebbero “frutto di invenzione”. Ma non è tutto. Sono in corso altri processi per altri reati in Toscana, dove la ragazza si era rifugiata. In primo grado a Siena gli imputati sono stati assolti per insufficienza di prove ma poi in appello a Firenze sono stati condannati. In Cassazione, il reato fu dichiarato prescritto.

Il fascicolo è dunque passato a Milano, al pool antimafia: il reato di riduzione in schiavitù ha un tempo di prescrizione più lungo.

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