Milano ha meno sete degli altri: il motivo risale a 100 anni fa

Nessun allarme siccità a Milano, le scorte d'acqua sono garantite almeno fino al 2050

Milano ha meno sete degli altri: il motivo risale a 100 anni fa

A Milano non mancano scorte di acqua, addirittura pare che le riserve dureranno almeno fino al 2050. A dirlo è uno studio studio Mm-Politecnico Milano, che prevede un ulteriore aumento della falda acquifera sotto la città. Acqua che non andrà a servire solo gli abitanti del capoluogo meneghini, ma che verrà anche donata. Acqua che sarà bevuta, dunque, ma che andrà anche a irrigare i campi e ad aumentare, nei limiti del possibile, il volume del Po.

Le riserve si sono formate nel tempo

Naturalmente c'è una spiegazione a questa grande e importante riserva d'acqua a disposizione di Milano. Il fattore principale è stato il tempo. Questo accumulo nella falda si è formata negli anni. Nello specifico gli esperti parlano di abbondanti piogge cadute ben cento anni fa, che hanno portato a questa preziosa risorsa. Se al momento negli ultimi mesi e anni il cielo pare avaro di pioggia, il capoluogo meneghino, insomma, non resterà completamente all'asciutto e potrà addirittura donare un po' della sua preziosa acqua. Nessuna crisi idrica all'orizzonte, almeno per Milano.

La falda è addirittura salita di livello

"Da una parte, nel tempo, si sono ridimensionati e razionalizzati i consumi, è pressoché scomparsa l’industria 'idroesigente', basti pensare che dai circa 300 milioni di metri cubi annui del 1975 siamo passati ai 200 milioni attuali", dichiara al Corriere Andrea Aliscioni, direttore del servizio idrico di Mm, dando una spiegazione alla grande riserva d'acqua milanese.

L'acqua non manca, tanto che la falda sale ancora di livello. Non solo. L'acquedotto e la rete idrica milanese riescono a mantenere le dispersioni entro il 15%, quando la media nazionale si aggira intorno al 40%. L'acqua impiegata, viene poi trattata e rimessa in circolo. Si parla di 10 metri cubi al secondo giornalieri di flusso refluo che vengono dirottati verso i depuratori di Nosedo, San Rocco e Peschiera Borromeo. L'acqua viene ripulita e poi destinata a un secondo ciclo di vita.

Il processo di depurazione

Solo a Nosedo si puliscono 300 mila metri cubi, che attraversano 32 linee composte da 3 vasche ciascuna. Affinché l'acqua venga ripulita, deve attraversare diverse fasi. Per prima cosa, un sistema di griglie consente la rimozione di corpi solidi come foglie, pezzi di plastica, mozziconi di sigaretta, bottiglie, e tanto altro. Poi, una volta passata nelle vasche, l'acqua viene privata di sabbie, olii e altri corpi più piccoli.

Infine, l'acqua viene trattata biologicamente per essere privata di sostanze come fosforo, azoto e nitrato. Ciò avviene mediante l'impiego di quelli che vengono definiti fanghi attivi. Fanghi che, svolta la loro funzione, diventano fertilizzante.

Il processo prosegue poi con un filtraggio ancor più accurato, fino a concludersi con la disinfezione finale. A quel punto l'acqua può tornare in circolo, andando a irrigare i campi che ne hanno bisogno.

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