Cronaca locale

"Mostra blasfema? È libertà di pensiero". E la procura chiede l'archiviazione

A Carpi, una mostra allestita in chiesa e reputata blasfema dai fedeli ha portato la magistratura ad indagare l'arcivescovo di Modena, l'artista e due organizzatori dell'esposizione per vilipendio della religione cattolica. La procura ha però richiesto l'archiviazione: il dipinto raffigurante un uomo chino sul Cristo morente all'altezza del pube non sarebbe blasfemo

"Mostra blasfema? È libertà di pensiero". E la procura chiede l'archiviazione

Ascolta ora: ""Mostra blasfema? È libertà di pensiero". E la procura chiede l'archiviazione"

"Mostra blasfema? È libertà di pensiero". E la procura chiede l'archiviazione

00:00 / 00:00
100 %

Il quadro esposto presso la chiesa di Sant'Ignazio a Carpi, che raffigura un uomo chino all'altezza del pube sulla figura di Cristo (in un atteggiamento reputato ambiguo da più di un osservatore) non è blasfemo. Questo è se non altro quel che sostiene la procura di Modena, che ha quindi ha chiesto l'archiviazione per l'arcivescovo di Modena e Carpi Erio Castellucci, per due organizzatori della mostra artistica del quale l'opera contestata fa parte e per l'autore di quest'ultima. Tutti loro risultavano indagati per vilipendio della religione cattolica, a seguito di un esposto presentato dai fedeli. Sono questi, stando a quel che riporta il sito web ModenaToday, gli ultimi sviluppi di una questione che sta facendo discutere a quelle latitudini e che è diventata un "caso" capace di valicare i confini regionale.

Ad essere finita nell'occhio del ciclone è l'esposizione artistica "Gratia Plena", ospitata all'interno della chiesa carpigiana e realizzata dall'artista Andrea Saltini: numerosi fedeli non avrebbero in particolare gradito un dipinto nel quale si vede una persona china sul corpo del Cristo morente. La testa dipinta all'altezza dell'inguine lascerebbe a loro dire intendere come l'uomo ritratto di spalle sia impegnato nel praticare una fellatio. Su queste basi, i parrocchiani (e non solo) si erano quindi affidati all'avvocato Francesco Minutillo, chiedendo l'intervento della magistratura. Ma al termine di un'inchiesta-lampo, il pubblico ministero Giuseppe Amara ha avanzato al gip una richiesta di archiviazione: il quadro non sarebbe blasfemo, ma espressione del pensiero dell'artista. "La notizia di reato si ritiene del tutto infondata - si legge nella motivazione - trattasi di opere riconducibili all'attività di un artista, frutto di una propria elaborazione che, condivisibile o meno, rappresenta una libera manifestazione del pensiero".

Dovrà a questo punto essere il giudice per le indagini preliminari ad esprimersi. Nel frattempo, l'avvocato Minutillo non ha nascosto un certo stupore per la richiesta della procura, annunciando battaglia. “Ci opporremo con fermezza alla richiesta della procura, che ci appare priva di motivazioni adeguate ed anzi giuridicamente inconsistenti e perfino surreali - ha chiosato a tal proposito - nella parte in cui citano un caso trattato dalla Cassazione nel quale veniva proprio condannato un artista per aver manifestato disprezzo verso la religione cattolica. Siamo di fronte ad un quadro che raffigura, senza possibili interpretazioni altrettanto surreali, un’immagine disgustosa di Cristo.

E di più, che tale immagine è stata collocata all’interno di una chiesa ancora consacrata proprio di fronte all’altar maggiore".

Commenti