Picchiata perché non indossa il velo (e volevano allontanarla dall'Italia). Il padre: "Metodo educativo"

L'uomo, un egiziano integralista, è stato denunciato dalla figlia una volta divenuta maggiorenne. Ecco che cosa ha dovuto sopportare la ragazza, nata e cresciuta a Milano

Picchiata perché non indossa il velo (e volevano allontanarla dall'Italia). Il padre: "Metodo educativo"
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Non voleva indossare il velo islamico, e per questo motivo fin da ragazzina ha dovuto sopportare le violenze del padre, disposto anche a picchiarla pur di imporle quel simbolo. La giovane ha dovuto attendere di essere maggiorenne; poi ha preso coraggio ed è andata a denunciare. Il padre integralista è stato condannato, ma ancora si giustifica: quello era semplicemente il suo metodo per educare la figlia.

La vicenda, accaduta a Milano, ha portato a una condanna in primo grado di 5 anni e 6 mesi di carcere. L'uomo, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni, resterà dietro le sbarre. La procura aveva chiesto due anni e mezzo, il giudice ha deciso per una pena maggiore.

Stando a quanto riferito, l'incubo della ragazza è cominciato quando aveva 11 anni. Da quell'età, infatti, suo padre iniziò a pretendere che lei indossasse il velo. Nata e cresciuta a Milano, lei si sentiva però forzata. Voleva vivere all'occidentale. Così suo padre, un egiziano, la picchiava, servendosi anche di una sorta di bacchetta. Avrebbe addirittura preso in considerazione l'idea di mandarla via dall'Italia (per cercare di imporsi sulla giovane, il padre l'avrebbe addirittura portata in Egitto, ma lei sarebbe riuscita a tornare a Milano). Divenuta maggiorenne, la giovane si è recata presso un centro antiviolenza per sporgere denuncia. Adesso, finalmente libera dal padre padrone, dovrà anche incassare un risarcimento di 15mila euro.

Interrogato sui fatti, il padre integralista si è giustificato di aver applicato sui figli gli stessi metodi utilizzati con lui. Il suo - ha spiegato - non era altro che un metodo educativo. Le sue figlie dovevano portare il velo, oltre ad essere tenute a recitare il Corano e ad attenersi a uno stile di vita molto diverso rispetto a quello dei coetanei occidentali.

Pare che anche una sorellina della ragazza abbia chiesto aiuto, contattando il Telefono Azzurro.

La storia ha un lieto fine, perché la giovane, riuscita a guadagnare la propria libertà, studia e lavora, vivendo insieme al proprio compagno.

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