Il preside: "Il liceo Carducci non è l'opa dei centri sociali"

Punta il dito contro gli studenti che hanno impedito l'ingresso il giorno della manifestazione pro Gaza: "Solo prepotenti"

Il preside: "Il liceo Carducci non è l'opa dei centri sociali"
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Mentre i due studenti 17enni del liceo Carducci attendono (dopo le istanze presentate dai legali) la decisione del Tribunale per i minorenni sull'autorizzazione a rientrare a scuola dopo l'arresto una settimana fa per resistenza aggravata e danneggiamento per gli scontri in stazione Centrale, al termine del corteo per Gaza, a far sentire forte la sua voce è il preside della scuola, Andrea Di Mario. È una lunga lettera di quasi tre pagine indirizzata agli studenti, a tutta la comunità scolastica e al comitato dei genitori, ma pubblicata in bella vista anche sulla homepage del sito della scuola «perché quello che accade sta offuscando l'immagine del Carducci». «Oggetto - scrive - Lunedì 22 settembre». Prima riga, entra subito nel dettaglio: «il giorno della grande mobilitazione per Gaza». «Piove forte. Gli studenti non possono entrare a scuola neanche per ripararsi. Lo impedisce un cordone di studenti che dietro una cortina di fumogeni, mostrano uno striscione per la manifestazione a cui parteciperanno a breve. Ma prima vogliono impedire ai loro compagni di entrare in classe, anche quando viene aperto un varco laterale. Prima devono ascoltare le loro ragioni». «Si sente un megafono gracchiante non possiamo restare zitti perché tacere significa essere complici. La nostra forza è l'unione. Belle parole - prosegue il preside - ma l'unione è con chi è fuori, non può entrare e deve ascoltare sotto scrosci di pioggia? Protestare è civile. Impedire no, è l'opposto e costringere è anche peggio». C'è qualcosa che «puzza di strumentalità» e la parola Pace «impone un senso che è il contrario della rabbia e dell'aggressività». Si rivolge agli studenti che hanno bloccato la scuola che «forse volevano usare il Carducci per manifestare altro». Quindi «cara studentessa, caro studente se blocchi qualcuno all'ingresso della scuola non sei nel giusto, anche se sei convinto di avere ragione sei solo prepotente». Perché il Carducci ha aperto «tutti i canali di dialogo, offrendo tutte le possibilità che questo liceo mette a disposizione, che inventa per voi, gli aiuti, soprattutto tanta pazienza, anche sopportazione a volte». E perché non ci siano dubbi per il mittente della missiva, sottolinea che «il Carducci non è un muro - o un muro su cui scrivere - ed è per questo che non possono valere antagonismi con brame di conquista del territorio, né l'opa di centro sociali». A scuola quella mattina «abbiamo dovuto chiamare i carabinieri! Ma è mai possibile? Ve lo dico io: No». Scrive a caratteri maiuscoli. «La scuola è pura e non si tocca, non la tocca nessuno perché è di tutti». Quindi «diciamo basta a queste cose perché sono manifestazioni di pochissimi che si impongono.

Tutti gli altri guardano e passano lasciando tutto lo spazio di una scena in cui restano in pochi a darsi ragione gli uni con gli altri». Quindi l'invito per tutti gli altri «La vostra voce conta». E conclude: «Pensavo che la scuola servisse a pensare 50 anni avanti, non 50 indietro».

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