Statue con i gilet della Palestina: l'ultima follia di Extinction Rebellion

Al grido di "Torino 2030: clima o guerra?" è andata in scena la protesta ecologista e pro Pal davanti alla sede del Comune del capoluogo piemontese

Statue con i gilet della Palestina: l'ultima follia di Extinction Rebellion
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Blitz di Extinction Rebellion questa mattina a Torino davanti a Palazzo Civico, la sede del comune: alcuni attivisti sono arrivati pedalando e, lasciate le biciclette a terra davanti all'androne, si sono arrampicati sulle due statue ai lati dell'ingresso, vestendole simbolicamente con dei gilet della Palestina ed appendendo un grande striscione tra le due colonne con la scritta "Torino 2030: clima o guerra?". Un altro striscione è stato invece srotolato a terra con la scritta "Basta accordi con stati genocidi". Insomma: i militanti di Ultima Generazione hanno voluto mischiare la classica azione ecologista con quella (ormai più di moda) di difesa della Palestina.

"Il Comune di Torino si è impegnato ad azzerare le emissioni entro il 2030 - spiegano gli attivisti di Extinction Rebellion in una nota ufficiale -. Questo impegno, se rispecchia una reale preoccupazione per il peggioramento del clima e gli impatti sulla vita sulla Terra, non può prescindere da una presa di posizione sulle guerre in corso e sul riarmo. Un primo passo è interrompere qualsiasi rapporto istituzionale con Israele, come hanno già fatto altri Comuni e Regioni". Il movimento ambientalista e (adesso anche) pro Pal vuole dettare i prossimi passi: "Mentre le condizioni climatiche del pianeta peggiorano davanti ai nostri occhi e facciamo i conti ogni settimana con un nuovo evento climatico estremo, siamo di fronte a una scelta - concludono -: investire in armi e distruzione o opporci attivamente a questa follia e proteggere il pianeta e la vita che lo abita".

Il rito della battaglia sul clima cede il passo a una più confusionaria propaganda sui conflitti in Medio Oriente, visto che non è chiarissimo quale sia il nesso tra la guerra israelo-palestinese e le promesse di azzeramento delle emissioni da parte del Comune di Torino. Per quanto loro ritengano che il problema più grave che è sorto a seguito dell'aggravamento della situazione nella Striscia di Gaza è scoprire "il settore militare produce il 5% delle emissioni di gas serra totali".

Non è la prima volta che il movimento promuove iniziative davanti a sedi istituzionali torinesi: in passato si è mobilitato anche contro gli investimenti pubblici nei combustibili fossili e per chiedere l'adozione di misure più incisive contro l'inquinamento

atmosferico. L'amministrazione locale non ha ancora risposto formalmente alla protesta. Tuttavia resta il fatto che la Digos ha monitorato l'azione di protesta sul posto e non risultano al momento denunce o fermi.

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