"Alessia Pifferi non diede tranquillanti alla piccola Diana". Ecco la perizia

Arrivati gli esiti della perizia sul biberon e sulla bottiglietta d'acqua ritrovati vicino al corpicino della piccola morta l'estate scorsa. La difesa: "Non c'è stata premeditazione". La donna va verso il processo per omicidio in corte d'Assise

"Alessia Pifferi non diede tranquillanti alla piccola Diana". Ecco la perizia

"L'analisi del contenuto della bottiglietta" d'acqua e del biberon "non ha evidenziato la presenza di composti di interesse tossicologico". Sono le conclusioni della perizia firmata da Bruno Magliona, Domenico Di Candia, Giorgio Portera - effettuata con la formula dell'incidente probatorio su richiesta dei difensori Solange Marchignoli e Luca D'Auria - sulla bottiglietta d'acqua e sul biberon ritrovati vicino al corpicino di Diana Pifferi, la bambina di soli 18 mesi morta dopo essere stata abbandonata dalla madre Alessia Pifferi, già in carcere dalla scorsa estate per il suo omicidio.

"Nessuna traccia di tranquillanti"

Scrivono ancora i periti che "le indagini chimico-tossicologiche svolte sulle porzioni interne dei pannolini hanno evidenziato - quale unico dato di interesse tossicologico - la presenza di paracetamolo in entrambi i campionamenti". Insomma da nessuna parte sono state trovate tracce di tranquillanti, salvo ovviamente su una boccetta di En (un tranquillante appunto) che si trovava nella casa. Dagli esiti della consulenza medico-legale, disposta dalla Procura, e in particolare dall'esame del capello, erano emerse, invece, tracce di benzodiazepine.

L'avvocato Marchignoli: "Esclusa la premeditazione del delitto"

"Ero certa dell'esito dell'incidente probatorio non soltanto perché era stato in parte anticipato dalle risultanze dell'esame autoptico - afferma l'avvocato Marchignoli - sulla bambina che avevano evidenziato l'assenza di benzodiazepine ma perché ero e resto convinta che Alessia è sempre stata genuina nel suo rapporto con me". E anche: "Sul piano giuridico, ritengo non si possa più parlare di premeditazione perché - escludendosi l'avvelenamento - questa manca di elementi concreti".

Intanto, i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro nelle prossime settimane, entro la fine di febbraio, chiederanno il processo con rito immediato per la 37enne. Si andrà davanti alla Corte d'Assise, perché la donna rischia la condanna all'ergastolo.

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