Prima il ritrovamento, nella serata di ieri, del cadavere di una donna di 35 anni, al largo di Torre dell'Orso, marina di Melendugno (Lecce), rinvenuto da un subacqueo in immersione nelle acque dell'Adriatico. Poco più tardi il rinvenimento di un altro corpo senza vita, quello del suo bimbo di nove anni, trovato a casa dai carabinieri, ucciso con delle ferite da arma da taglio e quindi da un'azione violenta.
A lanciare l'allarme della scomparsa di madre e figlio era stato l'ex marito della donna che si era rivolto ai carabinieri di Calimera sporgendo denuncia di scomparsa nel pomeriggio.
I militari della Capitaneria di porto di Otranto hanno provveduto al recupero della salma della donna trasferita nella camera mortuaria dell'ospedale Vito Fazzi. In serata il marito ha effettuato il riconoscimento, mentre procedevano le ricerche del figlio della coppia. Ora gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire con esattezza l'accaduto. Una prima ipotesi choc è che la donna abbia ucciso il figlio per poi raggiungere immediatamente dopo la spiaggia di Torre dell'Orso e togliersi la vita. Da mesi, infatti, pare che la giovane mamma aveva accusato segni di forte fragilità e più volte aveva minacciato il proposito di togliersi la vita.
Un caso che riporta alla mente un altro dramma, quello della morte del piccolo Giovanni, ucciso cinque giorni fa a Muggio, in provincia di Trieste, dalla madre, Olena Stasiuk, durante un incontro. Il padre, Paolo Trame, 58 anni, si era separato nel 2017 dall'ex moglie. Sapeva che era pericolosa. E pare che ne fosse al corrente anche Giovanni che, a proposito del rimanere solo con la mamma, avrebbe confidato: «Non so se sia una buona idea». Sul caso stanno proseguendo le indagini: c'è da capire perché a Olena era stata data la possibilità di incontrare da sola il figlio, dopo che la donna era stata a lungo seguita dai Servizi sociali e dopo che era stato accertato che avesse disturbi psichici importanti.
Poche ore prima di compiere il delitto, come rivelato dal Corriere della Sera, la 55enne aveva fatto una richiesta assurda: «Voglio la prova del Dna su mio figlio, Paolo non è suo padre».
Nei giorni scorsi Monia Bortolotti, di Pedrengo (Bg) è stata assolta dall'accusa di aver ucciso i suoi due bambini.
La Corte d'Assise di Bergamo ha ritenuto nel caso della morte di Alice, 4 mesi, trovata senza vita nel novembre 2021, che «il fatto non sussiste» mentre, nel caso di Mattia, deceduto nell'ottobre 2022 quando aveva due mesi, la Corte ha riconosciuto la donna «non punibile» per lo «stato di totale incapacità di intendere e volere al momento del fatto».