
Chiuso, per il gip di Trieste, il giallo della vertebra. Si continua a indagare senza tregua sull’omicidio di Liliana Resinovich: da quando analisi, consulenze ed esami sono ripartiti dall’inizio, prosegue incessante la ricerca della risposta a una grande domanda. Che cosa è accaduto a Lilly il 14 dicembre 2021?
In questo caso sarebbe stata respinta, stando a un aggiornamento social della trasmissione “Chi l’ha visto?”, la richiesta di perizia medico legale in merito alla lesione della vertebra T2 riscontrata sul corpo della donna: “Escluso che la rottura della vertebra T2 sia stata causata dal preparatore anatomico. […] La lesione era già emersa da Tac l’8/1/2022”. La richiesta era stata presentata dagli avvocati di Sebastiano Visintin, vedovo di Resinovich e unico indagato da aprile 2025.
Per capire meglio bisogna fare un passo indietro di alcuni anni. Resinovich scompare appunto a metà dicembre 2021 e viene ritrovata morta il 5 gennaio 2022. Tra il 10 e l’11 gennaio viene sottoposta a una prima autopsia, ma l’8 gennaio viene effettuata una Tac sul cadavere, Tac che in effetti avrebbe “visto” la lesione.
Tuttavia a maggio 2025, dopo che l’argomento - la lesione vertebrale - era tornato d’attualità, si è fatto avanti un preparatore anatomico, Giacomo Molinari, che si sarebbe addossato la colpa per quella lesione: il professionista avrebbe spiegato che si tratterebbe di una frattura (in realtà una rima di frattura è stata sempre definita) molto comune nel suo mestiere, e avrebbe aggiunto di aver sentito un rumore durante la preparazione del corpo. Molinari ha inoltre chiarito di essere stato fino ad allora all’oscuro dell’attenzione sollevata da quella lesione, poiché non segue la cronaca nera.
Sebbene fosse presente già nella Tac, la lesione sarebbe stata accertata durante la seconda autopsia, effettuata nell’ambito della consulenza collegiale realizzata dal team guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. La frattura tuttavia non sarebbe un elemento dirimente rispetto alla “dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna”, descritta nella relazione Cattaneo.
Intanto, se da un lato il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta della difesa Visintin, dall’altro ha invece accolto quella della procura, che aveva chiesto una perizia in incidente probatorio (attesa per l'8 luglio) su diversi reperti già analizzati: gli abiti indossati da Resinovich, le centinaia di lame sequestrate al vedovo e un braccialetto tagliato da cui la donna si separava difficilmente.
Pare infatti fosse il ricordo di un viaggio in Grecia, identico a quelli regalati alla cognata e alla nipote: venne tagliato una prima volta prima di un piccolo intervento e poi ricucito dalla stessa Resinovich, che tornò a indossarlo.