Cronaca nera

Le chat, gli agguati, le rapine: così gli stranieri rapinavano gli omosessuali

Tre giovanissimi sono accusati di rapina ed estorsione: avrebbero sfruttato una chat di incontri omosessuali per adescare le vittime, malmenandole e rapinandole dopo aver proposto un incontro

Le chat, gli agguati, le rapine: così gli stranieri rapinavano gli omosessuali

Si erano iscritti su una chat di incontri per omosessuali, ma con uno scopo ben preciso: malmenare e rapinare gli utenti con il quale fissavano un appuntamento. Ed è con queste accuse che tre giovanissimi di origine rumena (residenti a Perugia) sono finiti in manette proprio nelle scorse ore, per rapina ed estorsione. Stando a quanto riportato dal sito PerugiaToday, gli episodi contestati risalirebbero ai mesi scorsi e si sarebbero concretizzati perlopiù nel Lazio, nella zona dei Castelli Romani. Secondo quanto ipotizzato dalla procura di Roma, i tre stranieri avrebbero architettato un modus operandi ben oliato, che avrebbe consentito loro di mettere a segno una serie di colpi ai danni di cittadini conosciuti su una app di incontri omosessuali. Individuavano innanzitutto le vittime a decine e decine di chilometri dal luogo in cui loro vivevano, per non dare troppo nell'occhio e garantirsi una via di fuga rapida.

Poi iniziavano a chattare con la vittima, proponendo un incontro per vedersi dal vivo e conoscersi meglio. Incontri ai quali andava in avanscoperta uno dei tre, spesso in luoghi particolarmente affollati: un modo per conquistare rapidamente la fiducia dell'interlocutore. Dopo quache minuto di convenevoli, l'adescato veniva convinto a salire sull'auto del giovane, per appartarsi. Ed era in quel momento che veniva tesa la trappola, in quanto il malcapitato non poteva sapere che nel bagagliaio del mezzo si nascondevano già i due complici dell'adescatore. Gli stessi che si sarebbero poi usciti fuori quando la macchina raggiungeva un posto isolato. E a quel punto, scattava la parte culminante del piano: forti della superiorità numerica, i giovani intimavano all'uomo di consegnare loro denaro contante, orologi, gioielli ed oggetti di valore in suo possesso, non esitando a minacciarlo di botte.

In alcuni casi avrebbero puntato una bottiglia di vetro rotta al collo della vittima, in altri le avrebbero assestato una serie di calci e pugni per mostrarsi più persuasivi. A "tradire" gli stranieri, alla lunga, sarebbe però stata la frequenza delle azioni che portavano a termine e (soprattutto) le segnalazioni sempre più frequenti pervenute alle forze dell'ordine da parte di chi cadeva nella loro rete. Gli investigatori hanno quindi passato al setaccio da un lato le chat del sito di incontri, dall'altro le telecamere del circuito di sorveglianza delle zone della provincia romana dove si sono svolti i fatti.

Ed incrociando gli indizi emersi, sono riusciti a risalire a quelli che restano i principali sospettati, che si troverebbero attualmente detenuti presso il carcere perugino di Capanne.

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