Era la mattina del 2 luglio 1994 quando il giudice Paolo Adinolfi, trasferito da circa venti giorni alla Corte d'Appello di Roma dopo che per anni aveva lavorato alla sezione Fallimentare del Tribunale Civile, svanì nulla. "Torno per pranzo", disse alla moglie Nicoletta prima di uscire di casa, un appartamento in via della Farnesina. A trentuno anni dalla misteriosa scomparsa, su cui a più riprese si è indagato nel corso degli anni, si profila una possibile svolta investigativa. Dall'alba di giovedì 12 novembre, carabinieri, polizia e Guardia di Finanza, coordinati dalla Prefettura, stanno ispezionando le gallerie sotterranee (mai esplorate prima) della Casa del Jazz, noto centro culturale e auditorium della Capitale. Ma i dubbi restano, così come le tante domande irrisolte.
Gli spostamenti del giudice
Per poter provare a fare luce sul cold case, bisogna riavvolgere il nastro e mettere in fila le poche informazioni a disposizione (presunte o confermate) sugli spostamenti che il giudice effettuò quella mattina. Dopo essersi accomiatato dalla moglie, il magistrato salì a bordo della sua Bmw 316 e raggiunse il Tribunale Civile di via Giulio Cesare per completare il trasferimento di un conto corrente presso la banca interna alla struttura. Come riporta il Corriere della Sera, un collega, l'avvocato Paolo Loria, lo vide attorno alle ore 9.30 in fila allo sportello per "almeno venti minuti". Dopodiché il magistrato pagò le bollette all'anziana madre, che non usciva spesso di casa, nell'ufficio postale interno al tribunale. Fin a quel momento nulla strano, poi cominciano le stranezze.
Chi è "mister x"?
Attorno alle ore 10 di quella mattina, Adinolfi passò alla biblioteca del Tribunale Civile per ritirare una vecchia sentenza. Un addetto alla gestione dei fascicoli raccontò agli investigatori dell'epoca di aver visto il giudice in compagnia di un giovane "sui 30-35 anni". Come precisa ancora il giornale di via Solferino, il magistrato non aveva né eventuali tirocinanti al suo seguito né qualcuno che lo aiutasse a disbrigare incombenze varie. E dunque, di chi si trattava? Chi è "mister x"? I due avevano concordato un appuntamento o l'incontro era stato casuale? Una cosa è certa: quel "giovane" non è mai stato identificato.
Il vaglia alla moglie e le chiavi
Dopo essere passato negli uffici di Piazzale Clodio, sede della Corte d'Appello, attorno alle ore 11.30 Adinolfi si diresse verso il Villaggio Olimpico. Dopo aver parcheggiato l'auto in via Svezia, si recò presso un ufficio postale della zona per fare un vaglia di 500 mila lire alla moglie. Per quale motivo? I due, come si è detto, poche ore più tardi avrebbero dovuto pranzare insieme. Da qui il dubbio: qualcuno lo costrinse, magari sotto minaccia, a fare il versamento? Ma le stranezze in questa storia non sono finite. Le chiavi di casa e dell'auto del giudice furono ritrovate nella cassetta della posta interna al condominio di via Slataper, in zona Parioli, dove viveva la madre. Ma quel sabato di luglio il magistrato non passò a salutare l'anziana donna. Fu lui a mettere le chiavi nella buca delle lettere o qualcun altro?
Un teste: "Era sul bus 4"
Infine c'è una testimonianza che getta ulteriori ombre sulla misteriosa scomparsa.
Alcuni giorni dopo che la notizia era stata resa nota da giornali a tv, un conoscente di Adinolfi disse di aver visto il giudice salire sul bus 4, nei pressi di piazza Indipendenza: "Io sono sceso e lui era rimasto a bordo", riferì l'uomo agli investigatori. Dove era diretto il magistrato? Ma soprattutto, scelse volontariamente di fare perdere le tracce o fu rapito qualcuno? Un mistero.