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Scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, si riapre il cold case. Si scava sotto la Casa del Jazz

Si cercano i resti nel centro polifunzionale romano in viale di porta Ardeatina, nato da un bene confiscato a Enrico Nicoletti, della Banda della Magliana. La famiglia: "Silenzio e rispetto per il nostro dolore"

Scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, si riapre il cold case. Si scava sotto la Casa del Jazz
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Si scava sotto la Casa del Jazz a Roma, in riferimento alla scomparsa del giudice della corte d'appello Paolo Adinolfi, avvenuta misteriosamente 29 anni fa. Sembra che i resti del corpo possano trovarsi nel centro polifunzionale romano in viale di porta Ardeatina, nato da un bene confiscato a Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana. La decisione è stata presa dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura in seguito a una richiesta dell’ex giudice Guglielmo Muntoni. Con anche i cani molecolari, gli investigatori ispezionano le gallerie sotterranee mai esplorate prima. La famiglia Adinolfi, con la moglie Nicoletta e i figli Giovanna e Lorenzo, che stamattina era sul posto, ha inviato una nota alla stampa. "La famiglia Adinolfi ha appreso solo oggi, dai quotidiani, degli scavi sotto la Casa del jazz. Non è mai stata né consultata né informata rispetto a questa iniziativa, né avrebbe mai desiderato il clamore mediatico che ne è conseguito. Chiediamo a tutti silenzio e rispetto per il nostro dolore infinito".

Tra le piste seguite, negli anni, per tentare di accertare i motivi della scomparsa c'era anche quelle legata alla Magliana in riferimento alla bancarotta della società Fiscom, che aveva presunti legami con personaggi della criminalità organizzata tra cui appunto Nicoletti. Le indagini, affidate per competenza alla Procura di Perugia, si sono sempre chiuse con archiviazioni. Tra le altre piste ci sono quella del malore, la "perdita della memoria", un rapimento legato ad alcuni casi di cui si era occupato come giudice fallimentare.

Adinolfi è scomparso il 2 luglio 1994, a Roma, lasciando moglie e due figli. Era giudice da un mese nella quarta sezione Civile della Corte d’Appello, dopo dieci anni passati alla Fallimentare della Procura di Roma, nota come il “porto delle nebbie”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nelle indagini svolte, quella mattina di 29 anni fa, si recò nella biblioteca del Tribunale Civile di Roma e lì raggiunse lo sportello bancario interno alla struttura per effettuare il trasferimento di un conto corrente nell'agenzia allora presente in Appello a via Varisco.

Verso le 11 si recò ad un ufficio postale nella zona del Villaggio Olimpico - dopo essere passato in ufficio a piazzale Clodio - da dove aveva spedito un vaglia da 500 mila lire alla moglie. Da lì il giudice sarebbe salito - secondo alcune testimonianze- a bordo di un bus per raggiungere l'abitazione della madre nel quartiere Parioli.

In quello stabile, nella cassetta postale, furono poi rinvenute le chiavi di casa e della sua automobile. Su cosa sia accaduto dopo gli elementi sono discordanti. Alcuni testi riferirono di averlo incontrato su un altro bus che dai Parioli portava in direzione della stazione Termini e nell'area sud della Capitale.

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