"La ragazza non è credibile". L'ultima difesa dei legali di Ciro Grillo

Il pm ha chiesto una condanna a 9 anni di carcere con le attenuanti generiche per tutti gli imputati. Oggi e domani ci saranno le repliche delle difese

"La ragazza non è credibile". L'ultima difesa dei legali di Ciro Grillo
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Si è conclusa nel tardo pomeriggio la nuova udienza del processo per violenza sessuale di gruppo a carico di Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, e i suoi tre amici genovesi, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. Questa mattina i legali degli imputati avevano chiesto di rinviare la seduta odierna o, in alternativa, di escludere dagli atti del processo la corposa memoria depositata dagli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Romano, che assistono la studentessa italo-norvegese, parte offesa nel procedimento. Dopo circa 20 minuti di camera di consiglio, il collegio giudicante, presieduto dal magistrato Marco Contu, ha respinto l'istanza. Dopodiché l'udienza è entrata nel vivo con le repliche delle difese alla requisitoria del pm Gregorio Capasso, che ha chiesto una condanna a 9 anni di carcere con il riconoscimento delle attenuanti generiche per tutti e quattro i ragazzi. "La presunta vittima non è credibile", ha detto l'avvocato Ciro Grillo al termine della sua arringa. L'udienza potrebbe arrivare lunedì.

L'avvocato di Ciro Grillo: "La ragazza non era ubriaca"

Il primo a prendere la parola è stato l'avvocato Enrico Grillo, che assieme al collega Andrea Monteverde, difende Ciro Grillo. Il legale del 24enne ha contestato i passaggi salienti della requisitoria del procuratore Gregorio Capasso e la ricostruzione dei legali di parte civili, soffermandosi sulla quantità di alcol consumato dalle due ragazze la notte in cui si sarebbe consumata la violenza sessuale, tra il 16 e il 17 luglio del 2019. "Tutti i ragazzi dai primi interrogatori hanno sempre dato la stessa versione sul quantitativo di alcol consumato quella sera. L'unica che invece parla di un quantitativo più elevato ed ingente è la presunta vittima. - ha chiarito l'avvocato Enrico Grillo - La sua stessa amica ha dichiarato di aver bevuto, ma ha escluso che fossero ubriache, precisando che erano anche in grado di camminare".

"Presunta vittima non è credibile"

Nel corso della sua arringa, il legale ha ricordato che il pomeriggio successivo al presunto stupro di gruppo la ragazza era andata a lezione di kitesurf: "Come poteva praticare uno sport se aveva tutto quell'alcol nel sangue?", ha detto. Poi ha commentato i video e le foto estrapolate dal cellulare di Silvia: "Sono oltre 3.300 tra foto e video che non parlano di una persona che sta vivendo un periodo di crisi. La mia impressione è che la ragazza abbia un disagio forte che manifesta con alcune persone, mentre con altre mostra un carattere differente. Una ragazza, insomma, che prova un forte disagio giovanile e un disagio con se stessa". Infine, riferendosi a un altro presunto episodio di molestie denunciato dall'allora 19enne, che coinvolgerebbe l'amico norvegese Enrique Bye Obando, l'avvocato Enrico Grillo ha concluso: "Ha gridato al lupo al lupo qualche volta di troppo e per questo credo che anche i suoi amici non le abbiano creduto. Quante probabilità ci sono che una persona sia vittima di due episodi con elementi a tratti simili?".

"Ragazza non ha propensione a dire la verità"

Dopodiché è stato il turno dell'avvocato Ernesto Monteverde, che ha ripreso la linea difensiva del suo collega: "Quello che dice questa ragazza non è mai quello che poi fa e ha la propensione a non dire la verità. Non è credile e voi giudici avete gli elementi per definirlo. I periti stessi hanno detto che lei ha un problema a dire di no". Poi riguardo alle chat esaminate nel corso del dibattimento: "In questa aula abbiamo sentito sviscerare le chat dei quattro ragazzi in cui sono stati sottolineati i termini definiti sessisti e aggressivi verso le donne, - ha sottolineato il legale -ma anche nelle chat della ragazza con le amiche il tono e il linguaggio utilizzato denota disprezzo nei confronti dei ragazzi in generale, che definisce sfigati, parlando anche del sesso non sempre come sacro, ma più spesso in maniera disinvolta e con meno sacralità". E infine: "Dal nostro punto di vista anche solo la richiesta di condanna a questi quattro ragazzi è sbagliata. Abbiamo presentato ai giudici ragionevoli dubbi - ha concluso Monteverde - Avete un macigno che pesa sulla testa di questi ragazzi, all'epoca appena maggiorenni".

La mossa dei legali per evitare la condanna

Al termine della requisitoria del pm, durata sette ore, gli avvocati dei quattro ragazzi avevano sottolineato che "le pene richieste sono da Codice Rosso, ma all'epoca dei fatti la legge non era in vigore". Secondo i difensori, infatti, in caso di eventuale condanna bisognerebbe far valere le norme precedenti (il Codice Rosso è entrato in vigore il 9 agosto del 2019). Ciò significa che le pene dovrebbero essere riequilibrate al ribasso rispetto alla richiesta del pm. In ogni caso i legali puntano all'assoluzione, ritenendo di poter dimostrare l'innocenza dei rispettivi assistiti.

"Nella nostra discussione faremo rilevare tutti quelli che sono gli elementi che tolgono attendibilità alla persona offesa e le prove che ci sono sull'innocenza del mio assistito - aveva detto Gennaro Velle, uno degli avvocati di Francesco Corsiglia, al termine dell'udienza precedente - Certamente non è finita qui, attenderemo il verdetto dei giudici, ma abbiamo tutte le frecce nel nostro arco per arrivare, speriamo, ad una conclusione positiva del processo".

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