Dall’orologio scomparso alla finestra maledetta: tutte le ombre sul caso David Rossi

Parla Armando Palmegiani, criminologo ed esperto della scena del crimine, ospite del programma Incidente Probatorio - Cronache d'estate, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, nel corso di un approfondimento sul caso di David Rossi

Dall’orologio scomparso alla finestra maledetta: tutte le ombre sul caso David Rossi

“Ultimamente si parla spesso della caduta dell'orologio. Vi assicuro che quell'orologio non si vede. Sul caso di David Rossi, c'è un solo video di una telecamere posta a 8 metri e mezzo dalla finestra e a 3 metri dal piano stradale. Una telecamera che non ha una frequenza alta, tant'è che il corpo in caduta viene inquadrato in soli 2 fotogrammi, mentre in altri 3 è di rimbalzo. Ciò ha comunque permesso di determinare la velocità d'impatto, partendo dal punto di caduta preciso che corrisponde alla fascia centrale della sua finestra”. A dirlo è Armando Palmegiani, criminologo ed esperto della scena del crimine, ospite del programma Incidente Probatorio - Cronache d'estate, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, nel corso di un approfondimento sul caso di David Rossi.

Era il 6 marzo 2013, quando il responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena perse la vita cadendo dalla finestra del suo ufficio nella città del palio. Monte dei Paschi non è solo una banca, ma in città da secoli rappresenta un simbolo di potere e di governo della realtà toscana. Un simbolo che stava cominciando a scricchiolare, quando qualche mese prima si erano accesi i riflettori degli inquirenti sullo scandalo della mala gestione, fino a spingere lo Stato nel 2016 ad intervenire per salvare lo storico Istituto, il più antico d'Italia. Erano le 19:43 di quel 6 marzo di 12 anni fa, quando David Rossi precipitò proprio da un ufficio del Monte dei Paschi, schiantandosi al suolo. Un mistero intricato che ha scatenato teorie di vario tipo nel decennio successivo, tra l'ipotesi suicidio emersa da due indagini ordinarie e da una prima Commissione d'inchiesta, nonostante di stranezze emerse nel corso degli anni. A partire proprio dalla telecamera di sorveglianza che inquadra la scena, ma il custode non nota niente sugli schermi. Subito dopo, sempre da quelle immagini si vedono due figure che passano a controllare il corpo, senza soccorrerlo né chiedere aiuto, e che successivamente si allontanano.

Il manager si sarebbe suicidato, oppure è stato gettato da quella finestra. Forse un gesto legato ai festini sessualmente ambigui che aveva coinvolto parte della dirigenza dell'istituto bancario, oppure alle perquisizioni avvenute quasi un mese prima anche nel suo ufficio, con l'ombra di un possibile coinvolgimento della 'Ndrangheta negli affari della banca senese che aleggia negli ultimi anni. Il 28 febbraio, circa una settimana prima della tragica caduta, Rossi era presente a una cena organizzata dal presidente della banca Alessandro Profumo: secondo la testimonianza di Bernardo Mingrone, altro uomo chiave di MPS, Rossi quella sera era visibilmente turbato, manifestando ansia per la perquisizione subita il 9 febbraio in casa sua e nel suo ufficio ad opera della Guardia di Finanza. Si sentiva perseguitato, si chiedeva ossessivamente il motivo di quel controllo così serrato. Qualche giorno prima della morte, lo stesso Mingrone sostiene di averlo incontrato in uno stato enormemente debilitato, come se stesse pianificando una fuga. Due situazioni che sono compatibili con entrambi gli scenari: Rossi può essere stato ucciso, a seguito del suo malessere e per la sua intenzione – che avrebbe manifestato sempre in una mail – di parlare con la Procura di argomenti evidentemente scottanti, oppure il gesto estremo potrebbe essere frutto del suo stato psicologicamente instabile degli ultimi giorni. Inoltre, c'è il giallo di una seconda mail, creata giorni dopo la sua morte, in cui annunciava la sua volontà di togliersi la vita.

“Ci sono casi che hanno bisogno di un approfondimento maggiore per capire se siano omicidio o suicidio – ha aggiunto il criminologo Palmegiani – e uno di questi è il caso di David Rossi. È ovvio che per i familiari sia inconcepibile che il proprio parente si sia tolto la vita, ma non bisogna mai escluderlo purtroppo. Ci sono dettagli che non lasciano spazio a molte interpretazioni: Rossi non urlò quando cadde dalla finestra. Nel suo ufficio non c'era una sola carta fuori posto. Tecnicamente è altamente improbabile far gettare una persona da quella finestra. Potrebbe aver provato ad aggrapparsi, ma non ci sono tracce certe. Le indagini tecnico-scientifiche non hanno portato a nessun’altra pista se non quella del suicidio. Anche la prima Commissione d'inchiesta ha sentito decine di persone ed è giunta alla stessa conclusione”.

Alla pista del suicidio la famiglia Rossi non ha mai creduto e la data di quella mail la rende meno credibile di altre sicuramente di quelle riguardanti i traffici interni al MPS di quegli anni. In ogni caso, le attenzioni della Commissione parlamentare d'inchiesta bis sul caso si sono concentrate su un dettaglio: l'orologio di Rossi. Secondo la ricostruzione del Ris, è emerso che al momento dell'impatto fosse diviso in cassa e cinturino, come se fosse caduto in un secondo momento. Ciò rafforzerebbe l'ipotesi di una colluttazione antecedente alla caduta dalla finestra. Adesso, però, la Commissione sta indagando anche sull'eventuale infiltrazione della 'Ndrangheta negli ambienti bancari senesi. L'ipotesi di un coinvolgimento si inserisce in un quadro più ampio di infiltrazioni mafiose nella Finanza toscana e sui relativi possibili intrecci tra banche e organizzazioni malavitose.

Inoltre, tra i dettagli sottolineati dai familiari, ci sono dei fazzoletti insanguinati spariti dall'ufficio. Tutto ciò si può aggiungere ad un dettaglio non da poco, che fa pensare alla presenza di sconosciuti insieme a David Rossi quella sera: prima per entrare nella sede Monte Paschi non c'erano controlli particolari, dopo i fatti serve badge e il passaggio attraverso un tornello. Quel 6 marzo potrebbe essere entrato chiunque.

Secondo lo youtuber Alan Botter, “c'erano anche dei segni sanguinanti sul polso, non compatibili con la caduta. Per questo si pensa a una colluttazione, qualcuno potrebbe averlo afferrato dal polso.

Poi è da capire se sia stato gettato o si sia gettato per sfuggire ad una aggressione. Inoltre, le lesioni anche sul volto, non spiegabili con una caduta all'indietro”. La puntata sul caso David Rossi è disponibile sulla piattaforma Cusanomediaplay.it

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica